Nord e Sud - anno XVIII - n. 134 - febbraio 1971

Mariella Pandolfi feno·meno,, 1na la sua originalità sta nel fatto di aver ·descritto il mondo mafioso con un linguagg,io1 letterario. La novità ,dunque è di aver fatto « un romanzo » sulla Mafia, e con intenti diversi delle opere di Sciascia; i romanzi dello scrittore italiano, infatti, piì1 che sulla Mafia, si articolano intorno a situazioni prodotte dalla Mafia. Muta dunque la posizione di fronte al problema: Sciascia denuncia, Puzo descrive. E il discorso che quest'ultimo porta innanzi, ramificandosi in ogni. possibile direzione, può far nascere l'equivoco che egli voglia rimandare ad una risposta globale, ad una sintesi, sia pure emblematica, che in q1.1alche modo si traduca in giudizio di valore. Il romanzo, invece, rimane sempre nel ritmo del particolare, come se da questa sottile decomposizione si potesse evocare l'animus stesso della Mafia. In realtà c'è u11a precisa motivazione che spinge Puzo ad evitare il discorso globale, ad attuare un-a epochè nei confronti della l\1afia e del sistema americano. Egli compie un'operazione puramente letteraria, che lo porta ad enucleare l'aspetto estetico del fenome110 mafioso. Per questo insiste nel mostrare la viva forza drammatica che ne lega struttura e componenti. La violenza, che all'esterno si esprime nel crimine - co·nsiderato co1 me affare privato e non elemento di vita sociale - diventa pesante staticità all'interno dell'organizzazio,ne, nella feroce gerarchia dei ruoli e nei rigidi rapporti interpersonali dei suoi 1nembri. Su questa possibilità di dramma, peraltro, l'autore non vuole impostare w1 discorso di ipotesi sociolo,giche o di interpretazione del fenomeno; la sua analisi si limita a fermare attimi, emozioni, momenti singolarmente indipend,enti, che, pur ribaltati in azioni continue, conservano la rigidità e la fissità originarie. E da questa fuga di momenti e di visi nasce un volto della Mafia che è in certo senso fuori della storia, un mondo che, rivestito di « forza teatrale», vive unicamente su un p•iano narrativo. Attraverso l'uso costante di violenti segni linguistici l'autore precisa il suo intento: ·cogliere la forza « teatrale» che è all'origine della statica struttura mafiosa. Queste strutture scivolano nel te1npo senza penetrare nel tessuto della storia, e rifiutano quindi le norme codificate, i valori socialmente accettati. Si annullano .gli antichi vinco1li che regolano i rapporti tra gli uomini, ci si muove in un mondo cristallizzato, fissato, inumano, dove le norme e i valori si stemperano,, acquistano 1 i toni violenti dell'atem,poralità, perdono gli sfumati movimenti del rea.le. La persona diventa i1npermeabile all'espe, rienza come campo di oscure e degradanti modificazioni. La roittura dal tem., porale si precisa in un atteggiamento di assoluta negazione e di rifiuto di certi valori che so,no· all'o1 rigine di una determinata realtà. La Mafia è un'antirealtà ma che può costruirsi solo dai frammenti di una certà realtà sociale, assumendo l'apparenza del gioco per ricom·porre questa realtà alla rovescia invertendo-ne il senso. In questa nuova dimen,sio,ne i mafiosi si portano addosso non l'umanità, ma la « teatralità » del prop,rio ruolo; non c'è posto per una problematica individuale di tipo esistenziale o psicologico. Infatti l'uomo che, affamato di comunità, entra nell'area del potere mafioso, dimentica di essere « persona» per diventare soltanto un personaggio. Ogni 44 Biblio.tecaginopi · co

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