Giornale a più voci Ogni nucleo familiare è formato dai genitori e da un numero im•precisato di ragazzini, spesso dieci. Alto è i,l numero dei disoccupati e dei sottoccupati o di coloro che svolgono un'attività impreci 1sata e che praticamente si guadagnano da vivere nei modi più squallidi ed estrosi: venditori ambulanti, venditori di sigarette e di benzina di co,ntrabbando. Alti gli indici di affollamento per vano, preoccupan,te il numero, delle persone inabili, sofferenti, malate, in una parola « fuo1 ri gioco». Funzionano nel rio,ne tre circoli didattici e due scuole medie, che reclutano co,mplessivamente 5850 alunni (di questi 709 sono iscritti presso la scuola « Marotta »). Alta è la percentuale dei ragazzini-bar e degli evasori scolastici, come del resto in altri rioni della città. Dal punto di vista deìl'habitat, il rione è definito da squallidi viali che di sera divengono, angosciosi, valloni di terriccio corsi ,da ra,gazzini « lucciole » e topi, pochi negozi, edifici in prevalenza di edilizia popolare e ultrapopolare. L'inverno crea vertigini e accende falò agli angoli delle strade. Nei viali e nelle piazze sciamano i ragazzini e si raccolgono in vortici di gioco. Uno sguardo attento riesce a cogliere in ogni luogo i segni dell'usura, della preclusione e del ristagno. Quale il rapporto tra questo rione e quella scuola? quale proporzione esiste tra la scuola-pilota, elegante, n1nzionale, ultramoderna, visitata da delegazioni straniere, labo·ratorio didattico per il tirocinio degli aspiranti alla laurea ab-ilitante, e il rio11e ultradepresso che alla scuola offre un angoscioso paesaggio? più in generale, quale relazione corre, deve correre, tra scuola e territorio·? « L'isola d'Arturo·, Arcadia, splen·dido isolamento, fuga nell'immaginario, ibernazione neo-capitalistica, Nirvana tecnologico ... »: queste sono alcune delle accuse che a volte vengo·no indirizzate alla scuola « Marotta », la società ludica felice in mezzo alla pestilenza, co·me in una novella di Poe o nello splendido arazzo del Decamerone dì Boccaccio. Quale, allora, il cordone ombelicale che lega la scuola all'ambiente? Il dualismo e l'apparente cesura tra l'una e l'altro non sono frutto del caso e di un « errore agli scambi», ma effetto d'una scelta precisa. Il rapporto tra scuo,la e territorio va inteso infatti non come rapporto, mimetico, ma come rapporto dialettico; non come imitazione, ma come confronto, a volte co·me contrapposizione. La scuola ·propone, deve pro1po1 rre, modelli in alternativa, ipotesi d'una vita diversa. Nei casi in cui il territorio è un ghetto> essa deve tendere a fare scop·piare il guscio. Ecco perché i ragazzi del rione . Traiano vanno ad espo1 rre alla Bieru1ale, o visitano a Roma la Galleria d'arte moderna e contem,poranea, o vengono, invitati a « leggere » le op,ere di Klee, o vanno ai concerti, o praticano, sports « preclusivi» (scherr.na, sci), o imparano l'inglese con il monitore di Lo,ndra. Esperienze in altern·ativa, come quelle chiarite, difficilmente vengono riassorbite dalla routine, permangono indelebili, finiscono col cqstìtuire tin quadro di aspirazioni, danno quella spinta in avanti che permette di maturare nella nostalgia o n1 ella richiesta dei beni culturali. Ciò non vuol djre che il figlio,· dei pro1 1etari finisca con 37 Bibiiotecaginobianco
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