Nord e Sud - anno XVIII - n. 134 - febbraio 1971

La rivoluzio11e senza sche1ni il punto in cui si parla della « rivoluzione » giovanile in atto negli Stati Uniti come di una « rivoluzione dei ricchi », essendo opera di giovani che sono nati e vissuti nel benessere, in un benessere che mai società umana aveva conosciuto. Non e, come si diceva, un concetto particolarmente nuovo, ché a11zi è ricorrente nella letteratura sociologica di questi ultimi an11i; ma il fatto che Revel abbia i11sistito su questo elemento consente d.i rilevare come ancora una volta_ ci troviamo fuori dei consueti schemi interpretativi dei conflitti sociali. Tuttavia il paragone portato dallo stesso Revel non ci pare spiegl1i esattamente il fenomeno, riducendolo anzi a interpretazio11i consuete: « una frazione della classe dirigente - ha detto dur1que Revel - si distacca dal resto della sua classe e la tradisce dall'i11terno. Basta pensare a certi aristocratici del Settecento e a molti intellettuali borghesi del secolo scorso ». Se il fenomeno del dissent fosse rapportabile veramente a quanto è accaduto nei secoli scorsi, esso non avrebbe alcun particolare carattere di novità: si tratterebbe semplicemente, come allora, di scelte individuali, attraverso le quali quella che dovrebbe essere la naturale collocazione politica di u11 individuo viene rifiutata a favore di una classe sociale più umile; e dai Gracchi in poi la storia porta esempi a non finire, esempi che ampiamente smentiscono l'esistenza d_iuna« natu-: rale collocazione politica », e il dogma secondo cui sarebbe la « classe » a determinare la « coscienza » e 110n viceversa. Ma qui il discorso è ancora diverso. Non ci troviamo soltanto di fronte a una scelta a favore di classi pii1 umili, a favore dei diseredati e degli oppressi; la verità è che non ci troviamo affatto di fronte a una rivolta « di classe », i11quanto gli oppositori partecipano dello stesso benessere e degli stessi diritti politici di coloro contro i quali dirigono il loro dissenso; non sposano tesi e ri,,endicazioni di altre classi da fare valere contro la loro cl1e rifiutano, ma creano una frattura di tipo diverso, dove l'elemento unificatore è soprattutto un fatto culturale e non economico, o il dato biologico dell'età più che non una effettiva comunanza di interessi e di bisogni pratici, propri o altrui che siano. Quest'ultimo elemento dovrebbe pure indicare qualcosa: tanto per cominciare, dovrebbe indicare la defìniti, 1a inconsistenza di quel dogma dj cui prima si parlava circa il rapporto fra coscienza e classe, oltre che la crisi delle ideologie a carattere utilitaristico. Se infatti una società che ha raggiunto un livello di benessere altissimo, vede una parte dei suoi membri, che pure di questo ben·essere partecipano, rivoltarsi contro di essa, allora è evidente che il principio utilitaristico del raggiungimento 27 Bibiiotecaginobianco

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