Nord e Sud - anno XVIII - n. 134 - febbraio 1971

Girolamo Cotroneo sociali che già conosce (o crede di conoscere), per cui il risultato, di solito, è tt1tt'altro che sconvolgente. Naturalmente con questo non vogliamo dire che il libro di Revel abbia necessariamente questo limite, anche se quello che molti anni fa lo stesso Revel scrisse sull'Italia dovrebbe farcelo supporre, e anche se lo scrittore Clive Barnes ha definito « semplicistica » la diagnosi di Revel sugli Stati Uniti e « priva di senso » ogni generalizzazione sui movimenti politici e culturali (compreso il dissent giovanile che soprattutto l1a attirato l'attenzione dello scrittore francese) attualmente presenti e operanti in quel paese. Ma abbiamo letto, come dicevamo, troppo poco del suo libro per potere giudicare senz'altro legittima la riserva di Clive Barnes; e troppo poco, o quasi nulla, sappiamo veramente degli Stati Uniti per potere giudicare valida la tesi di Revel che una trasformazione radicale della nostra civiltà, un mutamento profondo della cultura, del modo di pensare, dello stesso essere liberi potrà venire soltanto da quel paese. Impressione, questa, che visitando gli Stati Uniti aveva riportato anche Pier Paolo Pasolini alcuni anni fa (prima ancora del dissent) e che gli aveva fatto scrivere al suo rientro che se una grande rivoluzione poteva esplodere nel mondo contemporaneo, questa poteva verificarsi solo in un paese così ricco di energie e di vitalità quale appunto gli Stati Uniti. Come si diceva, non abbiamo sufficienti elementi di giudizio per accettare o meno questa tesi sul ruolo che gli Stati Uniti avranno in un eventuale futuro mutamento radicale delle condizioni culturali sociali e politiche del resto del mondo. Ma di una cosa siamo certi, e cioè del fatto che se è vero, come storicamente è vero, che tutti i grandi rivolgimenti dell'età moderna sono avvenuti al seguito di 11nlarghissimo dil;>attito culturale, è anche vero che questo stesso dibattito può avere luogo solo in quei paesi che ancora godono delle tanto deprecate « libertà formali », indipendentemente poi dal luogo dove questi rivolgimenti potranno avere pratica attuazione; e non mai in paesi dove le libertà « formali » sono state sostituite da una struttura dogmatico-burocratica che lascia ben poco spazio alle discussioni su di un eventuale diverso assetto sociale. Del resto lo stesso Marx poté rendere note le sue teorie rivoluzionarie, che ebbero poi altrove pratica attuazione, vivendo, studiando e scrivendo le sue opere principali nella « formalrr1ente » ·libera Inghilterra del diciannovesimo secolo. Ma veniamo ora al discorso di Revel, o meglio, alle considerazioni cui esso si presta. Già il titolo stesso, Ni Marx, n.i Jésus (il 24 Bibiiotecaginobianco

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