Dino Cofrancesco • <~ non integrati » e certi settori della vecchia classe agraria. « La minaccia stra11iera, spiega Moore, ebbe in questo un peso decisivo•. Sotto la forza unificatrice cl1e in reazione ad essa si sprigionò nel paese, il nuovo governo operò in modo da preservare i privilegi di un piccolo segmento della élite, da aprire nuovè opportunità per gli altri settori di essa, da assict1rare la sopravvivenza della nazione » (p. 273). Il governo Meiji, forte di questo programma, fu capace di rimuoverie ogni ostacolo al commercio, e alla libertà della terra, di eliminare definitivamente i sa1nurai, di porre le premesse di un'economia capitalistica in grado di fronteggiare la minaccia straniera: e tutto ciò senza ricorrere ad una trasformazione radicale del ·sistema sociale e politico tradizionale. Il caso giapponese non può non richiamare, come si vede, quello tedesco. « L'analogia fon·damentale risiede nel fatto che una frazione dell'aristocrazia terriera ebbe in tt1tti e due i paesi, la Germania e il Giappone, la capacità di promuoL. vere l'industrializzazione contro la volontà della parte più arretrata della classe per raggiungere il livello di sviluppo degli altri paesi, come pure nel fatto che questa politica culminò in entrambi i casi con risultati disastro 1 si verso la metà del ventesimo secolo » (p·p. 281-2). Il disegno po·litico. riuscì, innanzitt1tto, per l'abilità con cui si riuscì « a contenere e sviare il potenziale distruttivo che scaturiva dalla classe contadina durante tutto il periodo di transizione verso la società industriale e oltre» (ivi). Nel .periodo preindustriale, spiega Moore, « la 118 Bi_bliòtecagin(?bianco quantità 1del ·pro·dotto ch,e serviva a coiprire le tasse sulla terra rimase statica o quasi, mentre la p·roduttività dell'agricoltura registrava un netto aumento, con la conseguenza che una .parte maggiore ,del prodotto restava nelle mani del co·nta:dino » (p. 288). Ciò diede modo ai più intraprendenti di costruirsi una piccola fortuna perso·nale e pose le premesse per il costituirsi di una classe agiata .di medi agricoltori. Il governo del Meiji, ·con il suo bisogno crescente ,di entrate regolari e sicure da im1 piegare nel p·rocesso in atto di industrializzazio,ne, raffo·rzò le ten,denze « capitalistiche» dell'agricoltura. Esso, infatti, usò i contadini co1ne fonte dell'accumulazione primitiva. « Questo a sua volta portò come conseguenza un'apertura ancora maggiore dell'econo,mia contadina alla penetrazione mercantile, e a un tentativo, di contro 1 bilanciare le tensio 1 ni che così nascevano coll'integrazione dei contadini in una solida 01 rganizzazione politica. Lo smantellamento del feudalesimo dall'alto non fu in se stesso uno scopo e una politica quanto un mezzo per realizzare altri scopi » (p. 305). L'avvento dell'econo 1 mia di mercato diede in definitiva il possesso della terra ai contadini più poveri, anche se ai più di loro in qualità di fittavoli, mentre, d'altro canto, un sistema di reciproco contro,llo cautelava il potere politico da ogni eventuale so1 mmossa nelle campagne. I vecchi daimyo, in età Meiji, si trasformarono· in baroni dell'acciaio, in finanzieri, in direttori di zaibatsu, mentre una vasta classe di proprietari terrieri medi an,dava consolidando il proprio potere.
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