I Le molte vie alla società moderna se per ogni singolo contadino che la sua vita quotidiana dipendeva da t1n potere politico nazionale » ( p. 253). Il bilancio conclusivo di Moore è affatto significativo. « In Cina, egli scrive, ancor più che in Russia, i contadini fornirono la forza principale pe;r portare alla vittoria un partito che si pone l'obiettivo di realizzare con l'uso spietato del terrore una fase della storia, che esso ritiene inevitabile, in cui la classe contadina cesserà di esistere » ( ivi). Ma è possibile un'industrializzazione senza elevati costi umani? lJna ben diversa evoluzione ha seguito la società giapponese sulla via del capitalismo industriale. In Russia e in Cina, « le burocrazie agrarie impedirono lo sviluppo di una classe di mercanti e di industriali indipendenti. Semplificando eccessivamente si può dire che in mancanza di ·una rivoluzione borghese ci fu una rivoluzione contadina, che a sua volta aprì la strada ad un processo di industrializzazione di tipo totalitario » (p. 254). In Giappone, questo non si verificò per la capacità delle classi dirigenti ad operare il passaggio dall'economia feudale a quella capitalistica matura, grazie anche a determinate situazioni storiche. Moore concorda con molti storici del Giappone nel ritenere decisivo il ruolo svolto dallo shogunato Tokugawa per quanto riguarda la creazione di un terreno politico economico e sociale adatto ad un'amministrazio·ne dei daimyo e con il progressivo ridimensionamento del sa~ murai, lo shogunato seppe realizzare « una forma relativamente centralizzata e fortemente controllata di feuBibiiotecaginobianco dal·esimo » (p. 259) che ebbe effetti storici determinanti. « La pace e il lusso -- scrive Moore --- irradiavano in larga misura dal centro ,del sistema Tokugawa. Prop 1 rio come Luigi XIV costringeva i nobili a risiedere a Versailles, così lo Shogun obbligava i daimyo a passare determinati periodi di tempo nella ca.pitale Yedo... Incoraggiando l'ostentazione del lusso in vario 1 modo lo Sho,gun indebolì la pressione dei nobili, mentre stimo,lava contemporaneamente le classi mercantili delle città ... Spesso l'aristocratico finiva co: .dipendere dal mercante per il credito, mentre il mercante, per parte sua, dipendeva dal daimyo 1 per la protezione politica» {p. 261). Ciò produsse, tra le altre consegt1enze decisive, da una parte uno strato di ronin, samurai vaganti senza padrone, disposti a tutto; dall'altra, un ceto mercantile agiato, gli. chonin, affatto leale verso il sistema - ciò che è da attribuirsi a « certj aspetti essenziali della realtà giapponese: l'isolamento del paese; il rapporto di simbiosi tra il guerriero e il mercante, e il lungo perio,do di dominazione politica dei guerrieri» (p. 268). La Restaurazione Meiji (1868-1912), se per un verso rappresentò un evento storico decisivo per la modernizzazione della società nipponi~ ca, per un altro non costituì una soluzione di continuità rispetto all'età precedente. L'era Meiji, indub-- biamente, fu dovuta all'erosione parziale .,dell'edificio feudale attraverso lo sviluppo del commercio, che fu a sua volta dovuto all'instaurazio,ne della pace e dell'ordine. Ma al suo successo contribuirono anche forze sociali reazionarie, come i samurai 117
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