Nord e Sud - anno XVIII - n. 134 - febbraio 1971

Dino Cofrancesco • ciente a rendere profi:cuo uno sforzo di modernizzazione ,dell'agrico,1tura. Quando e laddove il mercato si formò, esso favorì la trasformazione della gentry in una classe di rentiers, invece che in una classe di imprenditori agricoli » (p. 201). Per queste ragioni, la Cina - come la Russia - entrò -nell'evo moderno con una classe media assai poco n·umerosa e politicamente dipendente. Questo strato, tuttavia, alleandosi con alcune sezioni della gentry (i cui successori in seguito divennero puri e semp,lici proprietari terrieri), cercò, attraverso il Kuomintang, di sostituire allo Stato dei man•darini una nuova forma di regime p,olitico. Ma il Kuomintang non risolse nessuno dei problemi econo·mici ereditati dall'era Manciù. Esso fu una coalizione « o meglio una forma di coop,erazicme antagonistica tra i successori della gentry e gli interessi mercantili, finanziari e industriali» (p. 218) tenuta assieme dal controllo, da parte del gruppo politico· dirigente, (v. Cian,g Kaiscek) dei mezzi repressivi. Il suo tentativo, di « spingere la Cina verso un'organizzazione moderna dello Stato e della società passando per la strada reazionaria » (p. 223) fu frustrato dalla particolare situazione delle campagne cinesi. Quivi il legame tra classi dominanti e contadini era relativamente tenue. Le prime « non svolgevano nessuna funzione che i contadini considerassero essenziale per garantire il loro sistema di vita» (p. 288) e l'unico legame efficace tra proprietari e contadini era costituito dal clan, presente soprattutto nel Sud, dove l'agricoltura era più prospera. Il clan, però, se era in grado di rea116 B~bliotecagin(?bianco lizzar~ una qualche forma di giustizia primitiva a vantaggio• dei suoi membri più poveri, manteneva, per lo più, fuo,ri della pro,pria area enormi 1nasse di contadini poverissimi e privi di terra. « La società cinese era organizzata in modo tale da rendere possibi,le la formazione di vaste masse di relitti umani, esca facilmente infiammabile da una scintilla insurrezionale » (p. 238). Quan,do ai ceti politici •dominanti persero o·gni ragion d'essere per la manifesta incapacità di amministrare soltanto il potere e di difendere il paese dalle infiltrazioni straniere (v. la fine del sistema degli esami, la trasformazione della gentry in una classe ·di prop·rietari terrieri · - usurai, pronti a riscuotere le rendi te, nelle loro ville-fortezze, facendo rico1 rso alle baionette), la si tua• zione era 01rmai matura per l'esplodere di una crisi sociale irreparabile. L'invasione giapponese abbreviò i tempi: I giapponesi, infatti, « realizzarono d,ue fondamentali compiti rivoluzionari a vantaggio dei comunisti: la eliminazione .delle vecchie élites e l'unificazione degli oppressi in un blocco solidale » (p. 249). Giunte al potere, le armate rosse di Mao beneficiarono del potenziale rivoluzionario delle campagne e lo utilizzarono intelligentemente. « La terra fu redistribuita non alle famiglie, ma ad o,gni singolo in,dividuo su una base di eguaglianza, senza considerazioni per l'età e per il sesso. Così i comunisti s,pezzarono l'unità del villaggio alla base, trascurando il legame tra la proprietà della terra e la consanguineità » (p. 252). Essi forgiarono, in tal modo, un n·uovo legame tra contadi11i e governo nazionale. « Divenne pale-·

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