Francesco Compagna zione, in vasti comprensori, corrispondenti: alle e·sigenze della domanda in-dus triale. Tutto questo concorre a pro,vocare innovazioni nei tradizionali rapporti fra agricoltura ed industria alimentare; e non si tratta di innovazioni necessariamente negative. Certo: i comunisti le considerano negative, in quanto capitalistiche e neo-capitalistiche. Potrebbero però essere anche innovazioni positive; e se lo fossero, la nuova industria alimentare diventerebbe la molla capace di far scattare un meccanismo, di propulsione del processo di trasformazione e modernizzazione delle vecchie strutture agricole. Anche in Italia, quindi, la cosiddetta rivoluzione alimentare, che ha investito per prima le città, accendendo nuovi consumi, dovrebbe aggredire in modo via via più deciso le campagne, per tornare infine alle città, dove il supermercato tende a sostituire il vecchio negozio che si addiceva ad una vita urbana accentrata e statica. Le nuove tecniche della distribuzio11e sono dunque una conseguenza ed in pari tempo una premessa per l'urbanizzazione, che si intensifica e si diffonde; e quindi, le esigenze dell'industria alimentare, quella di approvvigionamento della materia prima e quella della distribuzione dei prodotti, contribuiscono alla progressiva riduzione della contrapposizione tradizionale fra l'organizzazione del genere di vita delle campagne e l'organizzazione del genere di vita delle città. Si deve però chiarire che per quanto riguarda l'Italia, noi ci troviamo appena agli inizi di questo processo. Nel 1966, secondo l'indagine condotta dall'Istituto di tecnica econo·mica dell'Università di Genova, le quote dei principali pro,do,tti vegetali, oggetto di trasformazione oppure di conservazione industriale, erano in Italia relativamente basse: 37% per il pomodoro contro il 79% degli Stati Uniti; 10,4% per il legume, contro il 37% degli Stati Uniti; 2,9% soltanto per la frutta, contro il 54% degli Stati Uniti. ·Come vedete, la produzione di conserve vegetali risulta consi,derevolmente limitata, rispetto alla dis.ponibilità di materia prima. È però anche vero: 1) che negli ultimi anni si è già verificato il sensibile aumento nel consumo di projdotti alimentari di pregio tra•- s_formati industrialmente; 2) che i consumi ,dei prodotti alimentari poveri, derivati dai cereali, sono giunti ad un punto di saturazione, onde ci si trova in una fase di sviluppo ,dei consumi alimentari nella quale sono i prodotti agricoli di pregio a guadagnare posizioni; 3) che la rapidità maggiore o minore del passaggio ad u•na fase di ancorra più marcata prevalenza dei prodotti ,di pregio sui prodotti poveri, dipende soprattutto• dalle politiche produttive e di mercato dell'industria 100 Bibiiotecaginobia·nco
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