Nord e Sud - anno XVIII - n. 134 - febbraio 1971

Industria e agricoltura nella problematica regionale Co1ne ha avuto occasione di osservare con una battuta Mario Bandini, noi siamo alla rincorsa del gatto verso la sua coda. Da un lato, infatti, l'attuale sistema dei suoi rapporti con l'industria non induce l'agricoltura alla razionalizzazione delle produzioni, alla costante varietà, agli investimenti per la meccanizzazione e trasfor1nazione ,delle colture; dall'altro lato, l'industria, perdurando questo sistema di rapporti con l'agricoltura, non può ,disporre di 1nateria prima in quantità sicura ed in qualit~ costante: perciò siamo in un vero e proprio circolo vizioso. È appunto il sistema di rapporti fra agricoltura e i11dustria che dev'essere modificato; e per modificarlo si deve spezzare questo circolo vizioso di cui ora stavamo dicendo. Di qui una questione che mi sembra molto attuale ed altrettanto rilevante. E cioè: l'industria alimentare, o meglio, la nuova industria alimentare, quella più agguerrita sul piano tecnologico, può avere e fino a che punto, la capacità di spezzare il circolo vizioso? Certo, noi sappiamo che sono entrate in gioco forze nuove, nuovi protagonisti, imprese nazionali che tendono a concentrarsi, imprese multi-nazionali, con un altissimo grado di già realizzata concentrazione. Ecco: la sempre più operante presenza ,di queste imprese, ha già inciso sull'assetto tradizionale dell'iindustria alimentare del nostro paese. Questa industria nuova penetra nelle campagne per assicurarsi, a monte del processo produttivo, il controllo di quote sempre più ampie della produzione agricola, sia dal punto di vista quantitativo, sia dal punto di vista qualitativo. Se perciò si analizzano i rapporti fra agricoltura ed industria di trasformazione dei prodotti agricoli, alla luce della crescita e della diversificazione dei consumi alimentari di massa, nonché sulla base della necessità del nuovo apparato industriale di far fronte, specialmente attraverso i supermercati, alle esigenze di sod·disfare consumi in continuo aumento, risulta quanto meno semplicistica la tradizionale accusa rivolta dagli imprenditori agricoli a quelli industriali: l'accusa di saccheggio, di sfruttamento. Anche i comunisti affermano che i tradizionali rapporti fra agricoltura ed industria alimentare mutano rapidamente, che l'agricoltura non è più la fornitrice di materia prima liberamente acquistata ,dall'industria che deve trasformarla e trasformarla subito. È l'in•dustria di trasformazione altamente concentrata che impone le condizioni della produzio,ne, per quel tipo di materia prima che è necessaria ai suoi cicli di trasformazione, conservazior1e, confezione e commercializzazione. C'è quindi un mercato ,dei ,prodotti agricoli che si forma sui luoghi stessi della produzione, sulla base di norme predeterminate ed imposte dall'esterno, sulla base di alti livelli di specializza99 Bibiiotecaginobianco

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