Nord e Sud - anno XVIII - n. 133 - gennaio 1971

Editoriale Come si vede, se siamo arrivati a questa divergenza di interessi elE-ttorali nell'an1bito della maggioranza, siamo arrivati anche e soprattutto in lln vicolo cieco: se ne deve uscire. Ed è possibile uscirne, soltanto se socialdemocratici da un lato e socialisti dall'altro sapranno e vorranno procedere ad un riesame approfondito delle conseguenze gravi che sono derivate dai loro errori: a partire dal tempo del « disimpegno ». A questo punto, al di là delle considerazioni relative alle responsabilità del PSI nell'avere scelto l'interpretazione per così dire centrifuga dei risultati elettorali del 7 giugno, c'è anche però un discorso più generale che dev'essere richiamato, precisato, approfondito e che investe i socialisti, più ancora che come responsabili di avere provocato ed aggravato la crisi della formula di centro-sinistra, come responsabili di avere provocato ed aggravato la crisi della solidarietà de111ocratica e dell'equilibrio politico fra la componente laica e la componente cattolica della solidarietà democratica. Ci si potrebbe domandare, infatti, se Mancini, quando afferma che la collocazione del PSU, e ormai anche del PRI, è a destra della DC, e che quindi non si possono realizzare « equilibri più avanzati », e veramente soddisfacenti per i socialisti, se non mediante l'estro1nissione del PSU e magari anche del PRI dalla maggioranza, non commette per certi aspetti, e sia pure inconsapevolmente, lo stesso errore che Malagodi ha commesso nel 1954-55. Naturalmente, questo errore, Malagodi lo ha commesso da destra e Mancini sembra volerlo commettere da sinistra; ma si tratta pur sempre di un errore derivante da una valutazione distorta dei termini in cui si pone storican1ente il problema centrale dell'equilibrio politico nel nostro paese. Questo problema, infatti, è in Italia un problema di equilibrio, nel~a solidarietà democratica, fra democratici laici e democratici cattolici: da qz,[esto equilibrio dipendono la possibilità e la capacità del partito di maggioranza relativa di non cedere alle pressioni o alle suggestioni dell'integralismo cattolico; così come da questo equilibrio dipendono la possibilità e ·la capacità dei partiti laici di promuovere le grandi riforme civili, prima ancora e più ancora di improvvisate o improvvisabili riforme sociali. Sbagliò, quindi, Malagodi, nel 1954-5~, ad enunciare il problema dell'equilibrio democratico in termini di contrapposizione fra « democrazia liberale » e « democrazia sociale » ( allora rappresentata, nell'arco della solidarietà de1:11ocratica,del PRI e del PSDI di Saragat, non essendo ancora disponibile il PSI di Nenni). E l'intelligente analisi condotta da Jacques Nobécourt sulla contrapposizione in Italia tra forze di democrazia sociale e forze di democrazia liberale (così come le altrettanto intelligenti sue considerazioni sul ruolo degli « illu5 • Bibl"ote_caginobianco -

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