Giornale a più voci sono corrosi~· contagiati dal secondo. Roma è la città de'l « caro nemico»:· d1 colui ·che la odia e nello stesso tempo l'ama, che l'accetta così. com'è, con "i suoi difetti e le sue virtù, spesso apprezzando o accettando più quelli che queste, che non le risparmia elogi e denigrazioni, plausi e antipatie~ Sandro de 'Feo scriveva: « l'Italia, Roma ·più che mai, è un paese ~eno di difetti, ma "io l'-amo e lo d-etesto proprio per questo. Roma, tutto sommato, è una città tetra, noiosa, corrotta, distratta, indifferente, crudele, spietata, però nonostante tutto ciò, l1a in sé una ·.forza tale, una tale vìtalità, per c1:1t si finisce per non pote:rne fare a meno». La parola vitalità serve meglio a spiegare il fenomeno che l'altra di atmosfer.a? Si attribuisèono a Roma due risorse inconfondibili: la tolleranza e • J l'in·differenza, l'una bonaria, l'altra «cinica», addirittura « divina». La tolleranza, la si direbbe una qualità umana più che civica di Roma, qualcosa che sta,·· si situà tra la pi,grizia e l'indifferenza, tra la virtù (una virtù cattolica, meglio) e la-colpa, anzi. il peccato. Non è 1 propriamente l'indulgenza; non è nèmmeno il « volemose bene » di una Roma « 1 pacioccona » o « michelacciana »·· di memoria baldiniana. C'è chi ha tentato di definirla o comprenderla affidan·dola ad una frase: « Tol1, c'è posto anch·e per te, ma non 1 di,sturb 1 armi ». « Roma non si ·dà a nessuno ... La sua forza, la su·a potenza, la sua attitudine è in una virtù quasi divina: l'indifferenza. L'indifferenza: la serenità imperturb,abile, l'anima sorda, la donn·a che non sa amare ... Eppure vi deve essere qualcuno o qualcosa che tur,bi questa serenità, che vinca questa indifferenza» soriveva nel tardo Ottocento Matilde Serao. Se provassimo a mettere insieme, come in un crogiolo, a 1nescolare, con la sapienza di un cocktail, indifferenza e tolleranza, l'un·a non così cinica · com.e la descri·vono, l'altra non così bonaria come la quali,ficano, avremo forse dato, assegnato un'identità a questa parola così vaga, inafferrabile m·a così reale che è l'atmosfera? Ma forse sarebbe più utile domandarsi se in questa ·città-capitale, dai cinque volti o dimensioni, la tolleranza è più insidiosa, più corrosiva dell'indifferenza. Roma per tariti è un'attesa di quel « qualcuno » o « qualcosa » che venga a turb·are la _sua « serenità ». Da tempo lo· si attende,· e i tanti stanno lì con le orecchie tese com·e sismografi, ·pronte a percepire· ogni minimo ·movimento, un breve trasalimento, appena una ·vibrazione; pronte, come sentinelle· notturne; a lanciare il primo allarme. -E quante volte questo grido è stato· 1anciato, rimasto poi senz'eco! ·E non si sareb,be disposti p·erfino ad inventarselo, coine ultima, disperata sfida contro l'in,differenza? Ma, a conti fatti, la Serao · avrebbe formulato quell'interrogativo che è più un grido di ribellione disarmata che di 'una speranza o di uti.'attesa, se l'indifferenza l'avesse chiamata atmosfera? ·-Di·fronte a questa paTola si è veramente indifesi. Da anni si at_tende da ·Romà un gesto ·d'inq~ietudine che annunci la fine dell'indifferenza, che almeno ·questa diventi meno « divina ». C'è Uila voce che oggi caratterizza Roma: ·prima era quella romantica delle. sue fontane e delle· sue cànzoni, dei suoi stornelli, quella del Belli e del Trilussa. È un gri·d·o metallico, mai ·così irritante e sprezzante. Se ne 55 Bibltotecaginobianco -
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