Giulio Picciotti Spesso le due tendenze coesistono con~raddittoriamente. Nel citato volume di Martina, a proposito dell'apporto del marxismo alle trasformazioni sociali, si riscontra la prima linea interpretativa: « È doveroso però riconoscere che se i cattolici non sono rimasti alla nascita di un nuovo ordine sociale f andato su una migliore comprensione della dignità della persona umana, essi ·si sono mossi in ritardo, e per un complesso di inibizioni non hanno saputo trarre dalla loro fede la carica pacifica e insieme rivoluzionaria che il marxismo ha derivato dalla coscienza di rappresentare gli interessi dei proletari oppressi e della solidarietà di classe. Il socialismo, non il cristianesimo, è stato la forza decisiva nella conquista di una migliore giustizia sociale. E proprio per questo il progresso economico-sociale ha significato un itlteriore distacco fra Chiesa cattolica e mondo moderno ». Nelle conclusioni, poi, Martina sostiene per la Chiesa « l'intima essenza di una società che ha natura e fini diversi da quelli dello Stato » per cui non può esservi uno Stato cristiano contrapposto ad uno Stato marxista, così come non può esservi u11apolitica dettata dalla religione. Quello che ci sembra significativo è il fatto che tanto i sostenitori dell'una tendenza, quanto i sostenitori dell'altra, non parlino ormai quasi più di correnti di pensiero diverse da quella marxista. Cioè il « dialogo », sia che rimanga a livello teorico, sia che si immetta, come nelle correnti « aperturistiche », più direttamente nel politico, esclude comunque l'apporto del pènsiero laico-liberale: proprio quelle correnti che hanno nel loro bagaglio storico e culturale il dialogo, in una concezione pluralistica degli apporti; basti ricordare la Filosofia del dialogo di Guido Calogero 8 • La cosa è stata notata da un cattolico moderato come Augusto del Noce, il quale, in polemica con l'aperturismo politico di altri cattolici, scrive che questi ultimi scoprono « oggi l'idea di una morale autonoma, i cui principi sarebbero comuni ai cristiani e agli atei; e 110n è soltanto, fra i teologi di oggi, il Girardi a farlo. È, · esattamente, la tesi sostenuta dai radicali negli ultimi decenni del secolo scorso, collegata fra l'altro, all'idea della scuola laica e religiosamente neiLtrale. Non significa, neanche allora, una negazione diretta della religione: era l'asserzione che 'possia1no farne a meno'. La scienza autonoma dalla religione; l'arte autonoma dalla religione; la politica autonoma dalla religione; e, infine, la stessa morale autonoma dalla religione; e ognuna di queste attività tanto più pura in s GUIDOCALOGERO, Filosofia del dialogo, Comunità, 1962. 16 Bibl iotecag irio bi a neo
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