Giulio Picciotti ste11ti e di ottenerne di nuovi nei paesi in cui. la cosa diviene possibile. Altro è, allora, la riscoperta di un entusiasmo r1uovo dei cattolici per la Cristianità dei primi tre secoli, altro l'analisi delle tendenze effettive sulle quali si è avviata la Chiesa col pontificato di Paolo VI. E illusorio sarebbe, oltreché sbagliato, ritenere che tutta la storia della Cristianità si divida in due soli periodi: quello che va dall'anno zero al 313 e quello che va dal 313 al 1962, cioè al Vaticano II; la storia della Chiesa è più complessa, non si posson0 accettare semplificazioni così elementari. La storia della Chiesa supera quella dei singoli pontificati, i cui apporti vengono amalgamati in una continuità cui la Chiesa non può rinunciare, e cui non rinuncia, pur disponendosi al futuro. Vorremmo ricordarlo a quei cattolici che vedono nel Vaticano II un nuovo anno zero, dopo una lunga parentesi di « secoli bui »; richiamandoci ad un concetto crociano, possiamo dire che la storia della Chiesa ci appartiene tutta e per intero. Perciò va ricordato che, dopo Costantino, l'Impero ro1nano non resse a lungo (e non certo a causa del1' abbraccio della Chiesa) e che, nel momento dello sfaldamento dell'Impero romano - quando la Chiesa ritenne di non essere più garantita da alcuna alleanza, ed i barbari arrivavano fino a Roma - la Chiesa « aprì » ai barbari. Fu un clamoroso voltafaccia, a11zi, come la chiameremmo adesso, una clamorosa « apertura a sinistra». Così la libertà dovette rifugiarsi sulle isole della laguna veneta e in pochi territori dell'esarcato bizantino. · Fece bene o fece male Gregorio Magno ad aprire ai barbari? Lo storico non può porsi questo problema. Quello che può rilevare è che la Chiesa ottenne la conversione « di coloro che sono lontani », e che, alla fine, quanto era vitale dei valori civili - la cultura romana e quella bizantina - prevalsero. Ma Gregorio Magno, nel momento in cui si alleava con i barbari, aveva forse come sua principale preoccupazione la cultura, la_ tradizione, la legislazione, si preoccupava forse dei politici che erano stati fino allora dalla sua parte? Non ritenne - giustamente, crediamo - che la tutela di questi valori e di queste forze fosse suo compito. Egli doveva unicamente garantire la sopravvivenza e la possibilità di espansione della· Chiesa. Che poi la Chiesa avesse assorbito elementi di cultura romana, e che pertanto li avrebbe salvati dallo sfacelo generale, non poteva essere che un fatto marginale rispetto al problema centrale che egli doveva affrontare. E analogo fu l'atteggiamento di Stefano II quando, contro i Longobardi, si legò ai Franchi. Ora, il criterio di giudizio sulle scelte della Chiesa non può non 10 Bibliotecaginobi n.co
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