La « Cassa » dopo le Regioni vissuto - in mo,do quasi diretto - l'ipoteca che il permanere di questa contraddizione ha acceso sulla· politica delle riforme. In realtà la strategia inaugurata dai sindacati sembra non riuscire a prendere il largo; sembra impigliarsi in una serie di difficoltà che nella tendenziale contrapposizione di interessi ancora esistenti nel nostro paese trova il suo princip 1 ale punto 1 di origine. In effetti una strategia delle riforme così come è stata concepita dai sindacati implicherebbe che questa contra,pposizione fosse già superata per lasciar luogo ad una sostanziale omogeneità sia fra le diverse parti del paese, sia fra le diverse sezioni della stessa organizza- . . z1one eco,no1n1ca. Noi paghiamo oggi il sostanziale fallimento del disegno 1 riformistico del '60 ed è vano tentare non dico la realizzazione ma solo un abbozzo di un nuovo disegno senza recuperare i valori che allora tentammo di immettere nella guida politica dello sviluppo del nostro paese. Le discussioni che si stanno facendo in questo momento sulla politica di piano sono certo discussioni di estremo interesse Ghe involgono i principali problemi organizzativi e procedurali della pro·grammazione; però il perfezionarnento tecnico del sistema programmatorio non è in questo momento sufficiente, se ad esso non si ·premette un grosso dibattito sulle finalità ultime. Ecco, secondo me, i sindacati possono uscire dalle contraddizioni iri cui si trovano, possono uscire dalla vischiosità delle spinte e controspinte degli interessi co,ntrastanti, nella misura in cui prop,ongono al paese un dibattito politico sulle finalità della programmazione e sugli obiettivi politici che questa deve perseguire. Se no,i fossimo, effettivamente entrati nel novero delle società industriali, mature, probabilmente, la programmazione gestita dai pubblici poteri potrebbe svolgere il ruolo, che p.ur le è congeniale, di strume11to supremo di razionalizzazione e di coordinamento nell'assunzione delle decisioni economiche private e pubbliche. Ciò 110n è sufficiente, però, per l'attuale fase dello sviluppo economico e non è sufficiente soprattutto se la scelta riformistica deve avere effettivi sbocchi operativi. Per altro verso anche la riforma regionalista dello Stato pone lo stesso tipo di problema. . Le Regioni, infatti, non potranno no·n rimettere in discussione i grandi obiettivi politici del governo del paese. Le Regioni, i11fatti, sentono che non sono il risultato di una linea di puro decentramento amministrativo; le Regio·ni sentono di rappresentare la soluzio-ne di un problema politico o, se volete, il tentativo cli soluzione di un problema politico. In effetti la struttura di governo nel nostro paese era ormai diven111 Bibtiotecaginobianco
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