Carlo Franco zioni, si resta sorpresi di fronte alla decisiop.e di impegnare un terzo di questa somma a favore di un solo istituto assistenziale mentre con gli altri due terzi si dovrà provvedere alle esigenze di tutto il territorio regionale e, quindi, di decine di ospedali tra vecchi da ristrutturare e nuovi da costruire. Si è fatta una scelta che lascia molto perplessi: 10 miliardi al Paliclinico, quattro miliardi a Benevento ed Avellino che per impianti ed attrezzature anche in questo settore sono tra le province più depresse del paese. Gli ospedalieri hanno ragione di protestare perché, a nostro giudizio, è errato il criterio di base che assegna 26 miliardi ai 20 Policlinici italiani e 106 miliardi ai duemila ospedali. La sperequazione è fin troppo evidente. Ma il discorso sul Policlinico non si esaurisce qui. La costruzione della Facoltà di Medicina suscita molte perplessità che non riguardano soltanto l'infelice scelta della sede, contestata da tutti ma imposta dal clan degli accademici, ma anche per le dimensioni ed il ruolo che il nuovo complesso dovrà svolgere. La polemica sul Policlinico, cioè, condiziona il primo e già difficile approccio con la pr0grammazione ospedaliera e a questo punto si avverte l'esigenza di uscire dall'equivoco. I baroni della facoltà di medicina non fanno più mistero dei loro programmi. Lo spazio interno della nuova costruzione è stato così distribuito: 100.000 mq. per le degenze; 25.000 per i laboratori e 18.000 per le attività didattiche. Come a dire: le briciole all'insegnamento; tutto il resto alla grossa e ricca torta dell'attività assistenziale. I servizi e i posti letto sono stati più che raddoppiati e se si pensa che il Policlinico già oggi realizza un giro annuo di quattro miliardi è facile immaginare che nel nuovo gli affari andranno notevolmente meglio. Ha detto il prof. Bizzarri: « se il Policlinico verrà portato a termine con le caratteristiche di una casa di cura privata, noi ospedalieri potremmo tranquillamente torriarcene a casa visto che neanche l'ammalato potremmo curare ». Bisogna uscire dall'equivoco, quindi, tenendo presente alcune considerazioni fondamentali. Con la sua organizzazione interna il nuovo Policlinico sembra voler ignorare il concetto fondamentale della scuola moderna che è quella di una struttura dipartimentale a base interdisciplinare. È una scuola di medicina che cresce come un ospedale a fianco di un altro complesso ospedalier<? già esistente e quasi in concorrenza con esso. Il nodo del problema è tutto qui, e bisogna scioglierlo. Costi quel costi. Se è vero che la Regione può realizzare un salto di qualità nella organizzazione e nella gestione del territorio, questa è la prima occasione 100
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