La disperazione progettuale quindi implicito il concetto di concretezza, quella vichiana « capacità di fare » che vincola il « verum » e il « factum », ma che no·n escl~de il contributo dell'utopia concreta, in azione, di quella uto,pia, cioè, che contiene in sé i principi tecnici e logici sufficienti alla sua realizzazione, che è l'esercitazione preparatoria al progettare. Il nuovo atteggiamento nei confronti dell'utopia è dimostrato anche dalle parole di un uo·mo politico, U-Thant, pronunciate ai lavori preparatori della co-nferenza dell'ONU sull'ambiente umano che avrà luogo a Stoccolma nel 1972: « ai no1 stri giorni, sono gli utopisti i veri realisti ». Le lotte e le incomprensioni, però, sono ancora molte fra realizzatori e utopisti, operatori e teorici, urbanisti e sociologi, nonosta11te le ripetute affermazioni che il lavoro interdisciplinare è necessario e insostituibile. Il rappresentante dell'UNESCO, Tochmann, parlando a Rimini, ha definito il convegno come l'incontro « più interdisciplinare » cui avesse assistito. Questo è un riconoscimento importante, ma si è obiettato che nelle stesse elaborazioni riminesi il traguardo della interdisciplinarietà non è stato pienamente raggiunto. C'è stato il tentativo di dare l'avvio ad una collaborazione più omogenea, ma con scarso successo. Vari studiosi affiancati in una tavola rotonda hanno talvo1ta stentato a trovare un ritmo comune di discorso, a comprendere il metodo di comportamento e di analisi di ciascun collega. Spesso ognuno ha seguito i suoi propri moduli e linguaggi con il risultato di offrire al pubblico, alquanto sconcertato, lo spettacolo di un mosaico in cui le tessere si erano rimescolate e non rispettavano le relazioni reciproche. L'orgoglio di casta è duro a morire, ma forse qualcosa sta cambiando da venti anni a questa parte. Un contributo fondamentale è stato offerto dal convegno pro,prio nel campo a cui esso si è intitolato: la metodologia globale della progettazione. È di quest'ultimo periodo di tempo la nascita di una scienza di applicazione che vede la propria esistenza unicamente nella interdisciplinarietà: l'ergonomia .. Secondo la metodologia degli ergonomi, o·gnj problema è analizzato, scisso nelle sue compo11enti disciplinari; successivamente ogni disciplina offre le proprie considerazioni al momento della sintesi interdisciplinare, alla quale seguirà una proposta da verificare analiticamente e sinteticamente. Il processo alternato del lavoro in..: terdisciplinare e disciplinare, di analisi e di sintesi, permette che ci sia una parità di importanza fra i vari specialisti, impedendo la fo·rmazione di una disciplina egemone, che potrebbe falsare il problema. Fondamentale, iri questo modo di condurre la pro,gettazione, è l'uso di un linguaggio di trasmissione, peraltro non ancora realizzato, che renda chiara e immediata la comunicazione tra i vari specialisti. Tutti devono 95 Bibliotecaginobianco
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