Giacinta Spinosa ganismi viventi sulla terra. Il sistema « natura » comprende molti sottosistemi, capaci di influenzarsi fra loro, di mutare i rapporti reciproci, ma, nonostante ciò, essi riescono sempre a recuperare un equilibrio, poiché tutti i procedimenti hanno un corso, che rientra nello schema naturale. Fra i sottosistemi considerati dagli ecologi figura l'« ambiente umano », che ha un comportamento particolare: in quanto prodo,tto dall'azione dell'uomo, i mutamenti da esso provocati nei ra·pporti reciproci vengono considerati irreversibili. E diremo perché, non senza avere osservato che in questa irreversibilità, vera o presunta, si condensa la pericolosità del processo che potrebbe condurci verso l'ecocatastrofe. È l'uomo che, unico essere fornito di coscienza •dalla natura, è in grado, p·roprio perché la coscienza gli consente di forzare le stesse leggi fisiche, di operare contro natura. Certe operazioni contro natura hanno un carattere di irreversibilità in quanto, nell'agire al di f11ori di ogni norma, trasformano radicalmente i rapporti ambientali al punto da non poterne più recuperare l'originario ordine .. Se inizialmente l'uomo si è servito della coscienza per mantenere -in equilibrio l'universo ecologico,· è poi -divenuto esso stesso elemento di disordine: questa è la tesi di un gruppo di biotecnologi americani (Fogel, Owens e Walsh) che si rifanno alle teorie di una personalizzazione finalistica della natura. Per quanto questa tesi possa essere discutibile, è certo che l'uomo si serve male della propria coscienza. Il punto centrale, intorno a cui si è svolto con maggior impegno e gravità il dibattito alla prima Bien11ale Internazionale di Metodologia Globale della Progettazione, « Le forme dell'ambiente umano » (presentata da Luigi Preti e organizzata da Gerardo Filiberto Oasi, Rimini 20-25 settembre), è proprio la necessità, per ogni singolo individuo, di rendersi consapevole ~ella prop·ria possibilità e capacità di azione, con l'obiettivo di far nascere la volontà di una diretta autostrutturazione e autogestione. Questa è l'unica soluzione- possibile per impedire che la . tecnologia, che fino ad oggi è stata monopolio di pochi e che co.ntinua ad essere arbitrariamente eterodiretta da una élite, ignori gli interessi della comunità. I tecnologi sono i grandi accusati. Essi operano nell'ambito della tecnologia, intesa non come apparato della produzio-ne industriale, ma come espressione di tutta la società, come diagramma di un modo di pensiero. Non sono perciò da confondersi con i tecnocrati di uso comune. Sono i tecnologi i veri autori della cosiddetta società del benessere, e risale ad essi la responsabilità se il benessere è relativo, se si riferisce alla quantità dei consumi individuali,' se prescinde da quelli sociali, rimasti bassi. Mentre è p·roprio dai consumi pubblici . 92 BibJiotecaginobi~nco
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