Argon1enti sicurezza, consumo e stabilità, il primo più apparente della seco11da, l'uno più esigente dell'altra. Nel secondo dopoguerra, in questi paesi, si possono• registrare quattro correnti migratorie: la prima è quella tradizionale, la transoceanica, diretta verso gli Stati Uniti, ha un ritmo lento, essenzialmente burocratico e familiare: chi p·arte è il parente ·diretto e più vicino dell'emigrato diventato cittadino americano, e non è più l'avventuriero del bisogno di trenta, quarant'anni fa, ma l'emigrante che, appena arrivato laggiù, già . . entra in una comunità, in un gru1ppo etnico e nel sistema attraverso un lavoro sicuro: è il burocrate dell'emigrazione. Dopo anni di assenza, ritornerà al paese per una visita, una sosta non lunga presso p·arenti e amici. È, quest'emigrazione, all'inizio, un privilegio. Non pochi anni dopo sorge da una parte un nuovo· sbocco per l'emigrazione e dall'altra si registra l'intervento nel mondo meridionale (in questa p·rovincia gremita di oliveti e mandorleti e vigneti) delle cose della civiltà tecnologica sotto la forma per la prima volta ·di desideri immediati e irresistibili. Questo nuovo sbocco che inizialmente è individuale, poi gruppo e famiglia e infine diventa quasi un esodo, un movimento di massa, il primo nella storia dell'emigrazione postunitaria, cui seguirà l'esodo europeo e interno, questo sbocco, in parecchi paesi della provincia, assume tutti i motivi legittimi di un avvenimento straordin~rio perché coincide con il nuovo tempo ·del consumo tecnologico. Si può chiamarlo, senz'enfasi e senza tentazione retorica, « l'età venezuelana». È l'emigrazione pionieristica dei guadagni im,mediati, delle occasioni facili per il lavoro e il risparmio, •del lavoro aspro, -duro nel clima quasi tropicale di Caracas, ma dal rendimento salariale che si traduce, dal dollaro alla lira, in ricchezza. Vi sono alcuni paesi - cito ad esempio, Sannicandro di Bari - marcati, segnati da questa « età venezuelana »: i suoi segni inconfondibili sono le nuove case, moderne, tipi di villette rustiche, dallo stile rapido e funzionale, dai colori vivaci che hanno spento il tradizionale intonaco bianco. È la casa del « venezuelano», ben diversa da quella dell'« americano » che aveva il senso, la dimensio,ne ·di una proprietà e anche çli un'ostentazione che, a ben considerarla, non era distinzione. È la casa come proprietà e come consumo, né vanità né ricchezza, fornità di tanti oggetti, strumenti pratici della civiltà t~cnologica. Il « venezuelano » dopo una ce·rta somma di an·ni di lavoro, ritornerà per sempre nel suo paese. Poco dopo la corrente venezuelana ne sorge un'altra, la canadese, e intanto iniziano le altre due, l'una interna diretta verso il triangolo industriale del Nord italiano (Milano, Torino e Genova), l'altra euro,pea 89 Bi-ol'iotecaginobianco
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