Nord e Sud - anno XVII - n. 132 - dicembre 1970

... Ernesto Bassanelli riconsiderare quindi ex novo le responsabilità che· debbono rimanere addossate allo· Stato. Si tratterà poi, per seguire fino in fondo la tesi degli « ico·noclasti », di giudicare la consistenza di quelle competenze residue: se possono dare nuovamente corpo ad un altro ministero specifico del settore; o se conviene spartirle e disperderle fra più ministeri. 9. I servizi agricoli essenziali di un'amministrazione centrale. - Arrivati a questo punto estremo, non dovrebbe essere difficile convenire che, per quanto concerne l'agricoltura, l'amministrazione centrale deve comunque assicurare alcuni servizi indispensabili, fra i quali: l'al1men• tazione, la difesa del suolo, la ricerca e la sperimentazione. Inoltre, che deve mantenere le sue responsabilità, per le prerogative che le sono proprie, sia per la programmazione che per la politica agricola comune. Ecco qui già lo schema essenziale per la struttura di un nuovo ministero - ad esempio, di un Ministero dell'Alimentazione e dell'Agricoltura - con una certa analogia con la Germania federale ed anche con una sostanza assai simile a quella del Dipartimento federale dell'Agricoltura degli Stati Uniti. È uno schema amministrativo, quello qui prospettato, che riflette le esigenze del potere legislativo centrale ed insieme quelle del Governo della Repubblica, a cui spetta di assicurare i servizi essenziali per tutta la nazione, per potersi poi affidare all'autonomia degli enti locali affinché gli obiettivi particolari siano conseguiti il meglio possibile in aderenza alle condizioni ambientali, ed alle esigenze maggiormente sentite della popolazione, nelle sue differenziazioni storiche e sociali. Quando invece si afferma che il problema della ripartizione della materia agricola tra competenze regionali e competenze nazionali va impostato rifacendosi allo schema generale di una moderna politica agraria (i cui interventi possono essere ripartiti in cinque settori: risorse, strutture, produzione, mercato e politica sociale), si corre il pericolo di cadere in una deformazione « agrarista » di un problema che è. anzitutto amministrativo-istituzionale. Una tale deformazione sembra allettante, perché dà un maggior risalto alle competenze regionali, lasciando in ombra sullo sfondo quelle nazionali; però non previene, anzi favorisce, la commistione fra poteri nazionali ed autonomie regionali. Gli uni e gli altri convergono contemporaneamente nei cinque settori dello « schema agrarista »; talché, alla fine, non si dà alcu11 peso al come debba avvenire il trasferimento delle funzio·ni: se per poteri delegati o se mediante l'attribuzione di poteri propri delle Regioni. In realtà diventa difficile distinguere gli uni dagli altri,. secondo i rispettivi oggetti. Ci si accontenta che il trasferimento avvenga subito e con la più larga 74 Bibl_■ otecaginobi~nco

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