Nord e Sud - anno XVII - n. 132 - dicembre 1970

Ernesto Bassa·nelli possibile. Invece non merita darsi un'eccessiva pena di ciò che può restare delle attuali Direzioni generali, dell'attuale impianto burocratico, se il problema è di trovare un'imposta.zione più moderna su basi largamente rinnovate. Si lasci smantellare l'attuale ministero; ma si ponga un serio impegno per il post fata resurgo : con funzioni effettivamente nuove. Le scelte saranno in ogni caso politiche: però soltanto dopo che sia stato riconosciuto il quadro istituzionale entro cui collocarle. 4. Le competenze regionali. - In materia di « agricoltura e foreste » le Regioni potranno contare ·su un'effettiva autono-mia e disporre di larghi poteri operativi. Infatti, oltre le competenze normative ed amministrative, loro proprie nei « settori organici » ad esse riservati, le Regioni saranno chiamate ad esercitare anche i poteri delegati .dall'amministrazione centrale, in materie e per funzioni che non sono di loro competenza. Si avrà quindi un largo decentramento amministrativo; rafforzato da una potestà normativa, il cui esercizio si svolge entro limiti chiaramente fissati dalla Costituzione. Inutile sottolineare l'importanza di codesti limiti dal mo·mento che la Repubblica è fo·ndata su un ordinamento unitario; co-me vano sarebbe ogni tentativo di renderli più incisivi, dal momento che sono stati chiaramente fissati dalla Costituzione. Sotto questo profilo la legge n. 62 del 1953, per la costituzione ed il funzionamento degli organi regionali, ra-ppresenta un grossolano tentativo d'imbrigliare competenze che debbon<? restare genuina espressione di un'autentica autonomia regionale. Più sorprendente ancora che, di recente, la Commissione De Mita abbia abbozzato uno schema di disegno di legge per abroga~e la « legge Scelba », propo11endo una diversa disciplina sotto taluni aspetti peggiorativa, per quel che invece ha da essere il rispetto -della Costituzione: nella lettera e nello spirito di una vera auto,nomia regionale. A tali tentativi di soffocazione, corrispondono poi iniziative contrarie per far dilatare e radicalizzare questa « fase costituente » dell'ordinamento regionale .in una fase permanente che arrivi ad investire tutte le strutture della pubblica amministrazione,· e gli stessi principi su cui si fondono le istituzioni repubblicane. Ce ne dà un esempio l'idea della « Regione aperta»; di una Regione, cioè, che esperimenti_ un regime assembleare da estendere gradualmente fino a fargli guadagnare, al centro, la stessa pratica parlamentare; per arrivare ad incidere sull'ordinamentq al vertice dello Stato, quando un direttorio politico venisse calato nelle forme consunte ·degli organi di governo della Repubblica. Tendenze opposte, ma insieme da condannare: sia che si voglia soffocare l'autonomia regionale, sia che si pretenda di esaltarla fuori del suo quadro istituzionale. 68 Bib iotecaginobi~nco I I I •

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