Piero Maria Lugli di costruzione durante l'an110 di franchigia previsto dalla stessa legge. La legge 167 per l'acquisizione di aree per l'edilizia economica e popolazione è stata evirata dalle modifiche apportate al meccanismo di espropriazione, dopo la dichiarazione della sua incostituzionalità, e dalla mancanza dei necessari finanziamenti di avviamento. Le famose leggi del 1939 per la difesa del patrimonio storicoartistico e dei beni di interesse naturale e paesistico sono concettualmente superate e praticamente rese inefficienti dalla scarsità di mezzi di controllo e di applicazione e dalla assurda debolezza delle sanzioni per i trasgressori. Le iniziative, ancora scarse e non coordinate, per la programmazione e la pianificazione regionale sono in gran parte vanificate dal gioco dele competenze e dai contrasti politici locali. Infine, le disponibilità finanziarie dei programmi già approvati per gli interventi pubblici nel settore dell'edilizia residenziale, i quali per il prossimo triennio assummano a più di 1.700 miliardi . (cioè a circa 1.400.000 vani) sono in gran parte non 1:1tilizzabili a causa delle difficoltà di reperire le aree, difficoltà dovute al complesso meccanismo delle procedure. Esaminiamo ora le prospettive individuate dal « Progetto '80 » cioè dal Rapporto preliminare al Programma economico nazionale 1971-1975 redatto, a cura del Ministero del Bilancio, nell'aprile '69. Secondo un'ipotesi provvisoria, nel 1980 in Italia l'occupazione nei diversi settori risulterebbe così modificata: da 4,5 a 2,5 milioni di occupati nel settore agricolo (cioè si tenderebbe ad t1na percentuale di circa il 12% sull'intera forza lavorativa); da 7,8 a 9,1 milioni nel settore industriale (cioè a circa il 42% ); da 7,1 a 10,1 milioni nel settore dei ·servizi (cioè a circa il 46% ). In rapporto a queste previsioni, seçondo il suddetto rapporto, il fenomeno di gravitazione urbana verso le grandi aree di co11cen- · trazione demografica tenderebbe naturalmente ad aumentare in modo tale da far prevedere che, nel 1980, circa il 37% della popolazione risulterà concentrata nelle 8 grandi aree metropolita11e di Milano, Roma, Napoli, To-rino, Genova, Firenze, Palermo e Bologna. Dal confronto della situazio~e reale del paese e dall'esperienza globalmente negativa del suo sviluppo negli ultimi anni con le prospettive del « Progetto '80 », risulta dunque un quadro estremamente preoccupante per il futuro del nostro «habitat». C'è veramente da temere che, in mancanza di una vera pro56 Bibl"otecaginobi co
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