Nord e Sud - anno XVII - n. 132 - dicembre 1970

Piero .Maria Lugli zioni creano gravi squilibri nella distribuzi9ne del reddito reale e insopportabili condizioni di degradazione ambie11tale e sociale; quasi tutti si sono accorti che il costo sociale e culturale del così detto boom economico è tanto alto da sbilanciare l'intera economia nazionale e da creare condizioni di instabilità e di fragilità per il futuro del nostro cosiddetto « benessere ». Le contraddizioni dell'espansione industriale, sulla quale si è fondato il predetto benessere, sono facilmente iµdividuabili nella congestione e nell'affollamento delle « aree di accelerato sviluppo » rispetto all'abbandono di intere regioni; nella mancanza di alloggi decenti e di servizi adeguati per gran parte della popolazione rispetto al ristagno dell'attività delle costruzioni; nell'aumento del movimento turistico rispetto alla distruzione delle risorse storiche e ambientali che lo alimentano; nell'enorme aumento dei laureati in Architettura rispetto alle condizioni di sotto-occupazione o, addirittura di disoccupazione, nella quale si trovano oggi la maggioranza degli architetti; nella moltiplicazione di validi studi, ricerche e proposte nel settore della pianificazione territoriale, dell'urbanistica e dell'architettura rispetto al co11tinuo ri1nando delle 11ecessarie riforme nel settore stesso; nonché nel progressivo decadimento della qualità dell'edilizia. Il settore edilizio, che negli ultimi 10 anni ha assorbito in Italia più del 30% degli investimenti lordi, beneficia attualmente di meno del 5% degli investimenti pubblici; mentre il settore industriale, il cui prodotto lordo non ha ancora raggiunto quello del settore edilizio globale, beneficia ormai di più del 35 % di investimenti pubblici. Dopo venticique anni di sterili sforzi, congressi, dibattiti, denunce, sembra ormai bene affermato in Italia, nei gruppi dirigenti, un atteggiamento politico decisamente orientato a considerare il territorio o la casa come beni di consumo, da abbandonare alla impresa e all'interesse privato, piuttosto che come beni sociali da sai-· vaguardare e dei quali programmare l'uso nell'interesse ge11erale della società. Si dice a riguardo che un noto politico italiano, parafrasando Talleyrand, abbia detto perfino: « L'urbanistica è una cosa troppo seria per farla fare agli urbanisti! ». Mentre i privati proprietari di appartamenti sono oggi in Italia circa 8 milioni, ci sono ancora 6 inilioni di alloggi in affitto dei quali fruiscono per circa 1'80%, le categorie di reddito più basso: operai, impiegati e pensionati .. Un'indagine effettuata nel 1967 (cioè prima del recente boom 54 Bibl"otecaginobianco

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