, Giornale a più voci « Il produttore Amadei vende 1nerci per un milione all'industriale Bianchi. Nella fattura egli espone un n1ilione per il valore della merce e centomila lire (tale è infatti, come vedremo, la somn1a dovuta in base all'aliquota del 10 per cento dell'IVA) per rimpasta. L'industriale Bianchi sborsa pertanto un 1nilione e cen·tomila lire. Queste centomila lire vengono versate all'erario dal produttore Amadei, dopo che le ha incassate. A sua volta l'industriale Bianchi, dopo aver lavorato nel suo stabilimento la merce acquistata, vende il prodotto ricavato all'industriale Casanova per due milioni. Bianchi espone nella fattura a Casanova due milioni per la merce e duecentomila lire per l'IVA, sicché Casano·va, oltre al prezzo, versa in mano di Bianchi duecentomila lire di imposta. L'industriale Bianchi, che aveva versato al suo venditore centomila lire di imposta e che ora ne riscuote duecentomila dal suo compratore, ne trattiene cento111ila per rimborsarsi e versa le altre centomila all'Erario. In questo modo egli non paga nulla di suo e scarica tutte le duecentomila lire di imposta sul suo acquirente Casanova. A sua volta l'industriale Casanova lavora nella sua fabbrica i prodotti acquistati e alla fine del ciclo di produzione vende merce al grossista Degli Esposti per tre milioni. Nella fattura Casanova segna i tre milioni della merce e trecentomila lire. L'industriale Casanova, che aveva pagato duecentomila lire di i111posta al suo venditore, e che ora ne riscuote trecenton1ila dal suo compratore, ne trattiene duecentomila per rimborsarsi e versa le altre centomila all'Erario. In questo modo neppure Casanova paga nulla di suo e l'imposta viene scaricata sul grossista. Il grossista Degli Esposti vende a sua volta le merci al dettagliante Ercolani per quattro milioni e nella fattura segna, oltre al valore della merce venduta, quattrocentomila lire di IVA. L'acquirente gli paga pertanto quattro milioni e quattrocentomila lire. Il grossista Degli Esposti, che aveva pagato al suo venditore trecentomila lire di imposta, trattiene questa somma e versa la differenza, ossia le altre centomila lire all'Erario. Pertanto egli finisce per non pagare nulla, perché incamera una somma pari a quella che aveva versato. Tutte le quattrocentomila lire di imposta rimangono pertanto a carico del dettagliante, il quale, non potendo rivalersi su un ulteriore operatore economico, le incorpora nel prezzo, che viene pagato dal consumatore. Ciò dimostra, con1e sopra si è detto, che l'IVA è un'imposta . . . sui consumi ». Il meccanismo impositivo, nelle sue linee -scheletriche, risulta abbastanza chiaro; non altrettanto p·t1ò dirsi per la configurazione del presupposto base di valore aggiunto. Per gli operatori economici successivi al primo il ragionamento non cambia, anche se può essere appesantito dall'ipotesi, di fatto quasi sempre riscontrabile nella dinamica produttiva, che nel prodotto rivenduto vengano ad incorporarsi i costi di altre merci (sostanze coloranti, detergenti, comb•ustibili etc. - oltreché le quote cli salario agli operai e il profitto dell'imprenditore). Resta invece •da precisare lo schema logico per il bene venduto dal primo venditore quan,do - ed è il caso dei prodotti agrari e dovrebbe essere lo stesso per quelli della pesca e della caccia - risalendo a monte si trovi che il venditore abbia ricavato direttamente dai cam.pi, dal mare o dai ib·oschi, i p·rodotti venduti per i quali - si potrebbe pensare - egli ben poco di suo ha dovuto aggiungere al lavoro produttivo di madre natura (il .pensiero corre naturalmente al cacciatore, al raccoglitore di funghi o di fra-- gole). In ques~i casi, si potrebbe· dire, non è vi· è valore aggiunto ..Ma a guardar bene anche in queste ipotesi marginali le cose non stanno esattamente ' COSI. Anzitutto vi è il lavoro del raccoglitore o del cacciatore che deve essere 45 BibJiotecaginobianco -
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