, Giornale a più voci di tre nuovi portacontenitori e di quattro portachiatte, queste ultime da utilizzare verso il Sud Pacifico, l'Africa Occidentale ed il Sud Africa. L'attuazione del Pian-o compo,rterà il disarmo di 21 vecchie navi; ·il che, comunque, non significherà la diminuzione della capacità della flotta mercantile, che, anzi, ne esce raddoppiata, in quanto passerebbe -dal 32% del totale nell'assetto attuale all'80% nell'assetto proposto. Alla base del Piano di ristrutturazione si scorge, quindi, il tentativo di adeguamento, anche sul piano competitivo interriazionale, alla nuova dimensione dei trasporti marittimi, caratterizzata dall'efficienza della azione p·ubblica e dall'evoluzione della concezione interventistica dello Stato così come è stata chiarita dallo stesso Petrilli, in un articolo apparso sul n. 6 di « Notizie IRI » (1970): « .• .lo Stato ha mutato i criteri organizzativi della impresa concorrenziale, introducendo il profitto rielle attività economiche da esso controllate. La diversità dalle imprese private non è data, a livello aziendale, da una diversità di motivazio-ni, ma dal fatto che il perseguimento del massimo reddito ha luogo nel quadro condizionante degli obiettivi e delle direttive formulate dal potere politico ». Il Piano, che rappresenta il portato pratico di questa concezione, meriterebbe una valutazione totalmente positiva qualora riuscisse a determinare prospettive di sviluppo non soltan·to nuove, ma anche sufficientemente equilibrate; ed è appunto a questo proposito che il Piano stesso ci sembra dar luogo ad alcune fon-date perplesisità. La ristrutturazio·ne della nostra flotta mercantile, sul piano del ridimensionamento più che su quello dell'adeguamento, riguarida so,prattutto la Tirrema; e tale ristn1tturazione av,reb,be conseguenze facilmente immaginabili sul grado di qualificazione di questo organismo, e ·sulla sua importanza di « stanza.:dei-bottoni-decen trata-nel-Meridione ». Ma lo stesso declassamento della Tirrenia potrebbe non risultare il più grave dei mali, anche se resta da sottolineare una certa tendenza all'affievolimento dell'azione delle Partecip,azioni Statali 11el Sud (il Piano IRI prevede, ed a questo punto sarebbe auspicabile poter usare il condizionale, l'abolizione di tutto il « Periplo italico» e della linea mista Adriatico-TirrenoSpagna, i cui servizi sono gestiti appunto ·dal1 la Tirrenia). A parte, dicevamo, il declassamento di questa compagnia, l'adesione assoluta all'efficientismo, aziendale, ir1 altre circostanze valido, comporterebbe l'eliminazione non solo di molti scali, chiaramente irrilevanti o assolutamente inutili, ma anche di ailtri per i quali il Peri,plo rappresenta un tipo di collegamento ancora conveniente; e ci riferiamo soprattutto a quelle merci « povere», per le quali il costo del trasporto su strada inciderebbe in mi,sura maggiore. E ciò porta a dubitare che nel Piano abbiano trovato spazio le esigenze di molte econ.omie locali. · Se il « Periplo italico » può rappresentare un non-senso, ad esempio, per i collegamenti tra Ancona. e Messina, è opportuno chiedersi fino a che punto una sua totale soppressione non costituirebbe ur.i: danno per Crotone o SaBib~iòtecaginobianco
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