Nord e Sud - anno XVII - n. 132 - dicembre 1970

Gli investin1enti americani in Europa del capitale americano, o l'Olanda, che fra gli Stati membri della Comunità è quello che occupa posizioni di maggior rilievo sul mercato statunitense, con la Philips, la Unilever, la Shell? Per ora, l'unico documento ufficiale è costituito dalla mozione dell'UNICE, di cui si è detto precedentemente. Gli industriali si sono dichiarati convinti « dei vantaggi che l'economia europea riceve dagli investimenti americani »; la loro presenza, peraltro, « non ha provocato difficoltà su un piano economico generale fino a quando l'industria americana non ha utilizzato il mercato finanziario europeo, come ora sembra fare in maniera sempre più massiccia, per ottenere capitali », per cui, pur seguendo attentamente l'evoluzione del fenomeno, l'UNICE « auspica una politica positiva e liberale in tale campo ». Niente protezionismo, quindi, e niente restrizioni quantitative o qualitative nei confronti degli investitori americani; semmai, e proprio per contenere i pericoli di tensione che possono derivare da una crescente richiesta di capitali sui mercati finanziari della CEE, forn1azione di « un mercato europeo dei capitali che permetta di rispondere in modo appropriato ai bisogni crescenti delle imprese per mantenerne ed accrescerne la competi tivi tà ». Maggiori perplessità e maggiori contrasti si ritrovano all'interno degli Stati membri, e si riflettono sugli eurocrati di Bruxelles. Pare sicuro, in ogni caso, che qualche iniziativa la CEE tenterà di assumere, anche se si tratta di iniziative ben lontane dalle misure protezionistiche. E l'unico indirizzo, l'unica direzione in cui ci si può muovere senza scivolare in tentazioni restrittive, è quella di accentuare la dimensione comunitaria dell'attività imprenditoriale europea; di superare, cioè, la fragilità e la debolezza di molti settori dell'industria continentale slargando le aziende nazionali o costituendo nuovi gruppi transnazionali, e quindi eliminando tutti gli ostacoli, legislativi soprattutto, che ancora ritardano una più consistente diffusione di gra~di holdings comunitarie. È probabile, e in buona misura sta già succedendo, che la Commissione accordi una priorità assoluta a quegli aspetti del suo programma di lavoro che più diretta influenza possono avere nei confronti di questo obiettivo: non solo la cooperazione monetaria e lo sviluppo .di un mercato europeo dei capitali, auspicato dal documento dell'UNICE, ma anche l'armonizzazione dei regimi giuridici e fiscali delle società e la politica delle commesse pubbliche; si pensa, in questo quadro, di istituire al più presto un apposito organismo che favorisca la progressiva circolazione di notizie, lo scambio di 29 Bibliotecaginobianco -

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