Nord e Sud - anno XVII - n. 132 - dicembre 1970

Ennio Ceccarini dia i responsabili « mediterranei » di questa catas~rofe diplomatica dell'Occidente. Si leggono talvolta, su orgarii di stampa anche italiani, scritti acuti e si ascoltano, anche da uomini politici italiani, discorsi coraggiosi. Si apprende in tal modo che in tre anni circa, mentre l'URSS ha conservato e rafforzato le « sue» frontiere centro-europee e la sua brutale presa sul blocco dell'Est, ha esteso inoltre la sua influenza in un angolo nuovo, nel Mediterraneo; e che gli Stati Uniti nel frattempo si sono trovati a guidare un blocco sempre più scompaginato, riluttante ad ogni impegno militare e ad ogni rispetto della logica delle alleanze, sempre più contraddittorio ed indisciplinato nelle mosse diplomatiche. Come giocherà questa situazione sugli sviluppi della crisi mediorientale? Come giocheranno la nuova dimensione strategica sovietica, lo spazio geo-politico conquistato dall'URSS, il linguaggio aggressivo che essa_ usa di nuovo, la sua tentazione di far seguire e perciò adeguare la politica all'alterazione dell'equilibrio militare? Un certo pessimismo risultante dall'analisi condotta ci indurrebbe a credere che l'URSS p·unterà _tutto sulla applicazione della risoluzione afroasiatica votata sciaguratamente all'ONU il 4 novem- · bre, riducendo cioè tutta la questione della pace ad un « calendario di sgombero » delle forze israeliane dai territori occupati. Dovremmo aggiungere che non solo il pessimisn10 ci ispira queste considerazioni, ma anche quanto negli ambienti diplomatici romani si dice tranquillamente e cioè cl1e Gromyk~o, parlando con Moro dopo quel voto, avrebbe ricordato al nostro ministro degli esteri (e ci dispiace, se· l'episodio è vero, la figura fatta dal capo della nostra diplomazia) che la risoluzione afroasiatica faceva ormai definitivamente testo circa i modi di regolare la crisi tra arabi e israeliani. Ma gli interlocutori dei sovietici e degli arabi non sono tutti uguali. Israele ha le sue cose da dire e gli Stati Uniti anche. La trattativa ed il compromesso, non la « pace arabo-sovietica », saranno d'obbligo. Tuttavia. se mancherà ·ai fronte a questo crescente. movimento in avanti sovietico una contrapposizione coerente e ferma e di larghe dimensioni politico-militari (l'Europa, torniamo sempre qui al vero nodo delle nostre difficoltà presenti), se continuerà ad essere debole la comprensione di quanto sia vitale ciò che si gioca sulla sopravvivenza di Israele in terrnini di incondizionata sovranità, dubitiamo che, in prospettiva, si riuscirà a bloccare il pericolo nascosto dietro la crescita « mediterranea » della strategia sovietica. I Non basterà sempre la VI flotta, non basterà soprattutto a 20 Bib iotecaginobiç1~co

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