Nord e Sud - anno XVII - n. 132 - dicembre 1970

.. Girolamo Cotroneo in fondo, anche presso scrittori aperti e spregiudicati come Um-· berta Eco, certe riserve sottintendono, e lasciano sottintendere volentieri, che il criterio per giudicare delle collocazioni culturali (e politiche) sia a11cora - dopo la grande rivoluzione scientifica del nostro secolo, nell'era della tecnologia e dei computers - quello che poteva essere valido alcuni decenni or sono. Ma Eco è un pensatore sufficientemente ardito e uno scrittore troppo sottile per lasciarsi chiudere in uno schema rigido. Così la sua distinzione, fra reazionari e non, si vuole fondare su un ragionamento alquanto perspicuo: in sostanza egli sostiene che non sono reazionari quei pensatori (come Marx e Engels, per esempio) i quali credono cl1e l'ultima parola spetti sempre all'azione umana; mentre invece sono reazionari coloro che credono che la « salvezza» stia « nel vigore in cui il labirinto della storia è impietosamente visto in tutte le sue trame », coloro « la cui sola religione è la comprensione del labirinto della storia, e la sua traduzione in immagine estetica », quali appunto Borges o De Maistre, Balzac o Hegel. (A proposito: come mai non vi ha messo Croce? per deliberata volontà di non considerarlo, per dimenticanza, o per via della dottrina· della « storia come azione »?). La teoria è suggestiva, come tutte le idee di Eco, ma presenta un limite, diremmo, teoretico: quasi tutti i grandi pensatori che hanno cercato di elaborare una visione del mondo, hanno sempre oscillato fra la tendenza a vedere nell'azione umana, nella scelta responsabile dell'ùomo, il principio del divenire, e la tendenza opposta a vedere invece lo sviluppo storico quasi come una totalità che si impone da sé. Neppure Marx, da quello hegeliano che era, riuscì completamente a sfuggire a questa difficoltà, e le sue contraddizioni al riguardo non sono poche. Certamente Marx credeva, ·al contrario di un De ·Maistre e di un Balzac, che la società potesse (e dovesse) essere modificata: e ne de~criveva acutamente il passato e il futuro. Ma forse che Hegel, « grande pensatore reaziona- · rio » secondo Eco, non lo credeva anche lui? E quelle stupende pagine della Fenomenologia dello Spirito, che vanno dalla figura di « Signoria e Servitù» alla « Coscienza infelice», dall'« azione etica» all'« .anima bella», non descrivono forse i mutamenti continui della comu11ità degli uomini il cui sbocco era, corr1e per Marx, consequenziale al processo? E allora· perché Hegel è reazionario (nel senso di Eco) e Marx no, visto inoltre che neanche Marx riesce a delimitare esattamente i confini tra la libertà delle azioni umane e I la necessità della storia? 12 Bibi·otecag inobia_nco

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