Nord e Sud - anno XVII - n. 132 - dicembre 1970

Girola,no Cotroneo forma di storicismo, la cui derivazione è lo storicismo idealistico di. Hegel: e, nonostante il « rovesciamento » operato da Marx, è certamente la forma di storicismo più vicina a quella hegeliana, della quale porta - cosa forse di cui non sono persuasi soltanto quei marxisti, quei molti marxisti, che non hanno mai letto Hegel - una vastissima impronta. E se « l'imperturbato silenzio della conosce11za soltanto pensante » costituiva il punto di arrivo dello Spirito Assoluto di Hegel, l'ineluttabile trasformazione del regno della « necessità » in quello della assoluta « libertà », dove tutti i contrasti sarebbero stati pacificati e tutte le contraddizioni dissolte, era pure il punto di arrivo del materialismo storico di Marx, anch'esso alla ricerca di quella stessa simmetria postulata da Hegel. Più che una divagazione culturale, questo parallelo, questa approssimativa riduzione, investe il problema di fondo che andiamo discutendo: in effetto ogni descrizion~ del mondo - e tale è quella di Marx - quanto più corretta e completa si presenta, tanto più, per effetto del suo del suo stesso manifestarsi, produce un mondo al quale essa non è più adeguata; le uniche tesi « inconf~tabili >>, eterne, sono infatti quelle formali, astratte e quindi non verificabili. Ma una filosofia che esplora il mondo con la forza dei suoi concetti, è vera solo in quanto il mondo ha cessato di essere ciò che era prima di quella filosofia: in caso contrario si deve ammettere che essa è falsa e sterile. Ora è indubbio che, anche per opera del marxismo, il mondo ha cessato di essere quello che era prima di Marx: per cui si rischia di giungere alla paradossale ipotesi che l'identificare il « divenire » con il marxismo, l'ostinato tentativo di spiegare il mondo, questo mondo di oggi, con categorie che ne spiegavano un altro ormai distrutto proprio da quelle stesse categorie diventate forze storiche, potrebbe costituire addirittura un elemento di regresso, coincidere con una visione statica della realtà. Questa conclusione, come si diceva, potrà forse apparire paradossale in un paese come .il nostro, dove esistono ancora vaste sacche di povertà, dove esistono situazioni, diremmo, premarxiste, cioè situazioni non ancora disgregate dalla forza di penetrazione di certe idee, di certe soluzioni: tuttavia il fatto che la struttura sociale del nostro paese sia profondamente mutata - a parte quei residui di cui prima dicevamo - rispetto a meno di mezzo secolo fa, dimostra che i conti non bisogna farli· soltanto con quelle situazioni che abbiamo appunto chiamate premarxiste (come si ostinano a fare larghi settori della nostra « sinistra ») bensì con le ,situazioni postmarxiste, dove cioè le istanze più vive del ·marxismo sono state lar8 Bibi totecag inobi~nco

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