I La sinistra, la destra e il terrorismo culturale Tuttavia, poiché quello di « destra », come quello di « sinistra », sono concetti empirici, scl1emi convenzionali (anche se nascondono un conflitto reale) il problema non è quello di superare la « mediocre antitesi », come recentemente l'ha definita Sergio Quinzio, q_uanto invece quello, molto più importante in questo particolare momento della nostra storia e della nostra vita civile, di vedere se gli attuali contenuti di questi due concetti, e in particolare di quello di « sinistra », siano veramente rispondenti alle esigenze della nostra realtà sociale e politica. Ed è quindi a questo punto che nasce il problema decisivo: che cosa significa, oggi, essere « di sinistra », e, come usa dire, « progressisti »? In Italia questa collocazione ha ormai assunto un significato univoco: essere progressisti significa soltanto essere marxisti; e altre ·possibilità non sembra siano date. Chiedersi come questo sia potuto accadere significherebbe rifare la storia della cultura italiana di questi ultimi venticinque anni, e forse di tutto il secolo, tranne che non si voglia credere fideisticamente nella obiettiva e necessaria coincidenza dei due termini in questione: coincidenza che per un certo periodo della nostra storia è effettivamente esistita, ma di cui oggi è lecito per lo meno dubitare. Comunque sia, il dato di fatto obiettivo è quello di cui sopra dicevamo, e cioè che la tendenza culturale corrente è quella di credere ciecamente in questa coincidenza. E non solo: le più recenti vicende, gli attuali dibattiti all'interno della stessa cultura di ispirazione marxista, dimostrano chiaramente la radicalizzazione di questa tendenza; per cui non solo chi non è marxista non ha nessun diritto di chiamarsi in qualche modo « progressista », ma non lo ha più neppure chi, pur continuando a professarsi marxista, ritenga comunque necessario un ripensamento, un qualsiasi aggiornan1ento della dottrina. Che questa sia la situazione attuale, che vi sia un intra])sigente (per non dire fanatico) richiamo all'ortodossia, è un fatto che per vari segni appare evidentissimo in questi ultimi anni: e la scolastica del marxismo si è arricchita di nuovi e non sempre leggibili testi, creando quello che Raymond Aron ha argutamente definito le marxisme imaginaire. . A questo pt1nto, in questa situazione culturale, si innesta il nostro discorso. Fermo restando il punto che esiste una visione culturale e politica di carattere statico, cons_ervatore, e che ne esiste una di carattere dinamico, storicistico (le filosofie antistoricistiche sono sempre « di destra » ), emerge. subito il problema di fondo, e cioè se oggi, effettivamente sia la dottrina marxista l'unica a potersi fregiare della qualifica di « progressista ». Il marxismo, come si sa, è u11a 7 BibJiotecaginobianco
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