, La finanza disastrata alterata dal costante lievitare della spesa corrente e dalla continua accumulazione di piani poliennali per spese in conto capitale, da finanziare per tranches con sempre più disinvolti artifici contabili (destinati ad eludere lo scoglio del 4° dell'art. 81 della Costituzione) - ha finito, in definitiva, per consacrare formalmente l'uso di pratiche di copertura finanziaria esposte in misure progressiva al rischio di allontanarsi dai sani criteri di gestione del pubblico· denaro. E ciò, tanto più in quanto la riforma Curti istituzionalizza l'assegnazione alla copertura delle spese in conto capitale (cioè alle spese di investimento, che meglio qualificano la produttività sociale della pubblica amministrazione e, quindi, la promozione dell'interesse colletivo da parte dell'intervento statale attivo nella struttura del sistema economico) della sola eventuale eccedenza positiva, detta anche « risparmio pubblico », delle entrate correnti sulle s.pese correnti. Se, pertanto, le spese correnti - lievitando, a ritmo continuo - tendono ad assorbire già in sede di preventivo una percentuale sem1pre più ampia delle entrate correnti, è fatale che (col cancellarsi o, ad-dirittura, col divenire negativo il « risparmio pubblico ») le spese in conto capitale - e, spesso, anche parte delle medesime spese correnti - finiscano per essere cronicamente finanziate col ricorso del Tesoro direttamente al mercato finanziario, se non addirittura al mercato della moneta (a breve) attraverso le anticipazioni dell'istitt1to di emissione . . Ciò genera una continua espansione dell'indebitamento statale e di quello pubblico in genere - alimentato anche dalle emissioni e dalle richieste degli enti territoriali minori (comuni, provincie e regioni), delle aziende pubbliche autonome (ferrovie, poste, strade statali, monopoli) e degli enti previdenziali, che in tal modo debbono periodicamente coprire i loro cronici disavanzi annuali -, fenomeno che finisce per sottrarre, così, risorse liquide alle occorrenze dei settori direttamente produttivi del paese, costringendo la nostra banca centrale ad un continuo sforzo di rigido controllo dell'intero sistema economico attraverso un pesante ricorso alle sue leve monetarie. Ma, oltre ai citati oneri, il ·meccanismo di finanziamento statale sopra descritto ne com-porta altri ben maggiori, se si pensa che il pro-- gressivo accrescersi dei residui passivi {per spese previste, autorizzat~ legislativamente dal Parlamento, ma 110n ancora impegnate, liquidate o pagate) ha interessato soprattutto le ero,gazioni statali in co·nto capitale, destinate ai pubblici investimenti, meq.tre ciò non ha per nulla in1pedito, nel contempo, di incrementare continuamente l'indebitamento del Tesoro per farvi fronte .. Si giunge così al paradosso di veder aumentare le richieste finanziarie dello Stato a fronte di un crescente rinvio delle sp•ese per le quaii le richieste sono state formulate. Questo ha, poi, ·105 1 Bibliotecagi obianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==