La disperazione progettuale La strada, lunga 8 mila chilometri, irt corso di rèalizzazione, mette in comunicazione i paesi andini ('Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia). con il Venezuela a nord, fino a •ciudad Bolivar, e con il Paraguay e l'Argentin•a, a sud. L'opera è uno strumento di sviluppo economico: infatti permette un collegamento fra aree a diversa intensità di popolazione e a diverso tenore di vita, per favorire una più organica distribuzione ·delle popolazio-ni e delle risorse. Apre un traffico proficuo con le zone ricche di risorse· idriche e di legname, mai sfruttate; incrementa le comunicazioni fra i v-ari paesi e le relazioni diplomatiche che contribuiranno all'eliminazione delle regioni depresse. Il valore internazio-nale della strada ·si inserisce in un più vasto piano conti11entale insieme al progetto di una « Carretera Trasversa! Panamericana » che, sviluppandosi da El Callao, il porto di Lima, fino a Para11aguà, a sud di Sao Paulo, completerebbe la funzione armonica della « Carretera Margina! de la Selva ». Anche quando lodevoli e colossali iniziative, come quella della Carretera, migliorano le condizioni di vita degli uomini, grazie al contributo delle varie discipline, non ci si potrà dichiarare soddisfatti se non si ricorderanno pure i problemi di una nuova condizione dell'uomo nel mondo, una condizione che non sia disumanizzante e repressiva. Se la progettazione, se l'ergonomia, se il progresso tecnico permetto-no di vivere più agiatamente, non può mancare una sempre più consapevole e valida partecipazione del singolo all'amministrazione pubblica. Ecco quindi che la stessa attività politica viene contestata nella sua qualità di detentrice delle redini del potere, se è un potere· non sublimato dalla cultura e che rimane ancorato ·alla soluzione di problemi tecnici, ristretti a determinati gruppi. Potrà la progettazione minacciare il potere politico? Ma c'è •da vedere anzitutto se le cose potranno cambiare all'interno di esso o se sarà necessario l'intervento esterno. Si è avuta a Rimini l'eco dei cosiddetti megastrutturalisti e di quel Buckminster Fuller che (se è noto per un allucinante progetto dì erigere nel cielo delle città future cupole geo1detiche, per stabilizzare i,l clima e per mantenere pura l'atmosfera) è altresì conosciuto come propugnatore di una rivoluzione condotta dalla progettazione. Il punto· di partenza di Buckminster Fuller è indubbiamente esatto, poiché egli dice che l'uomo, ha sulla terra tutto e che se scarseggiano beni, se ci sorio aree sottosviluppate, se addirittura scop•piano le guerre, tutto ciò non avviene per mancanza di risoirse, ma perché non si attuano progettazioni. È anche giusto dire che gli uomini invece ·di creare strumenti di guerra devono creare strumenti di vita, ma Buckminster Fuller, quando dichiara che la progetta.zione, assumendosi la responsabilità di trasfo,rmare in reale ciò che è virtuale, diventerebbe essa stessa la rivo,luzio,ne, 97 Bibiotecaginobianco
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