Nord e Sud - anno XVII - n. 131 - novembre 1970

... Vittorio Barbati Non. ci sono - e non possono esserci - soluzioni miracolistiche. La breve analisi che è stata co·mpiuta finora· è servita a dimo,strare - almeno così si augura chi scrive - che un'organica politica di « assetto del territorio» può essere impostata soltanto introducendo i principi ed i metodi del « lavoro ·di gruppo » fra i vari organismi interessati. Perché, attraverso lo scambio delle idee e delle esperienze, la predisposizione coordinata nel tempo e nello spazio dei provvedimenti e delle iniziative, il confronto delle diverse soluzioni, la valutazione congiunta dei risultati e degli ostacoli e la critica obiettiva degli inevitabili errori, è possibile utilizzare i mezzi disponibili - sempre scarsi in rapporto alle esigenze - molto meglio di quanto si possa fare og.gi con le attuali strutture e le attuali co1npartimentazioni. Naturalmente, questo lavoro di gruppo, richiede nuovi schemi organizzativi, basati sulla costituzione stabile ,di organismi tecnici interministeriali per lo stu1 dio dei problemi comuni e la condotta delle attività operative comuni, ·e su organismi idonei a conferire un indirizzo unitario a tali attività, ossia su ministeri di coordinamento 1 dotati dell'autorità e dei mezzi tecnici necessari. Co·me si è accennato prima, la politica del territorio, per avere un'effettiva validità deve essere, nello stesso tempo, unitaria ed articolata. E ciò significa che ad essa ·devono essere chiamati a concorrere centri decisio-nali maggiori e minori. Lo Stato, co,me si è detto, ha il compito di fissare le grandi linee di tale politica. Ma non deve fissarle - né può farlo, sia per la sua natura di Stato di diritto e sia per la natura « policentrica » del sistema - con procedimenti di tipo autoritario. Deve recepire le istanze, le proposte, le esigenze dei centri decisionali minori e delle categorie interessate: degli enti territoriali come delle imprese e dei sindacati. E deve temperare e fondere le varie necessità in un quadro globale, definendo le scale di priorità e la progressione degli interventi. Questa -è la base d~l processo di ·decisione, non solo per quanto concerne la politica del territorio ma anche per quanto riguarda, in un q11adro più ampio, la politica della pro 1 grammazio11e. Dopo questa definizione concordata degli obiettivi, dopo quest'opera di fusione da p~rte dello Stato, può aprirsi una nuova fase decisionale ed operativa, per la definizione particolareggiata dei vari programmi e p,er il loro coordinamento. È evidente che, in questa fase, due tipi di orga11i assumono fun1 Cfr. V. BARBATI, Dall'Esecutivo all'Operativo,· « Nord e Sud», aprile 1970, 80 Bib i9tecaginobianco

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