Girolamo Cotroneo anche in Italia un neo-marxismo che con maggiore o mino·re consapevolezza si fonda proprio su quella distinzione e dibatte quel problema; e ancora, poiclzé è convinzione ripetitta da tutta la cultura di ispirazione marxista che quella di Marx non, è una « ideologia » n.é una qualsiasi dottrina filosofica, bensì itna « scienza » che i11qtlanto tale non può non avere o essere un metodo, allora quella distinzione, qualitnque sia la conseguenza che se ne pu,ò trarre, sarebbe legittima se ri.on addirittura • necessaria. Il problema ritorna allora al suo punto di partenza: usando la dottrina di Marx soltanto come rigorosa indicazion.e metodologica, si supera veramente quella acci,sa di « dommatismo » rivolta alla cultura 1narxista dall'esterno, e che inoltre gli stessi studiosi mar.xisti rivolgono spesso l'uno contro l'altro? La questione è importante, perché investe lo sviluppo culturale (oltre che quello « pratico ») di tutta la dottrina marxiana, e investe in fondo tutta la nostra cultura, in cui il marxismo ha così larga parte: perché è solo dalla soluzione di questo problema che dipende o il definitivo collocame11to del pensiero di Marx in un certd momento della storia politica e culturale europea, magari accettando_ la carica etica che da esso ancora deriva, o la riaff er1nazione della sartriana « insuperabilità » del marxismo stesso. · Per discittere questo punto, tuttavia, il problen1a va leggermente spostato, investendo esso tlna questione metodologica di carattere generale: una volta formulato, un 1netodo « scient_ifico » è poi sempre adattabile alle nuove situazioni? Noi sappiamo che, da Cartesio in poi, di « discorsi sul metodo » praticaniente ogni filosofo ne ha scritto uno; e sappianio che anche nel campo delle scienze naturali una serie di metodologie si sono avvicendate scacciandosi l'una con l'altra. La differenza con la metodologia di Marx sarebbe qitesta: mentre le altre ipotesi metodologiche erano· volte a <e conoscere » il mondo, l'ipotesi marxiana intendeva « cambiarlo »: da qui la « necessità » e quindi la « insuperabilità » della proposta di Marx, contro la precarietà, l'immediatezza _e la temporalità delle altre, visto che il mondo occorre ancora '.cam.J biarlo. Ora, a prescindere dal fatto che questo argomento potrebbe ritorcersi contro lo stesso marxismo - in. quanto l'essenza del pensiero rivoluzionario è una « filosofia negativa», stando alla quale nessuna società può venire considerata come il fine verso cui è ordinato il processo storico, perché il mondo o~correrà sempre, per qualche motivo, « cambiarlo » -; a prescindere da questo, dicevamo, il punto critico del discorso resta ancora quello dell'applicabilità di un metodo, qualsiasi metodo, precostituito alle situazioni storiche, quale, che sia il modo con cui tali situazioni si presentano. 60 Bib iotecaginobi~nco , I l I I
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