Nord e Sud - anno XVII - n. 131 - novembre 1970

I Giornale a più voci Le sfasature dell'istruzione professionale Tuttora irrisolta, n1algrado il grave disagio cl1e ciò comporta, e pur essendovi una certa diffusa, anche se sfumata, volontà politica, è la questione dell'esatta _collooazione, nell'ambito della riforma della scuola, dell'istruzione professionale. Eppure, lo stesso Ministro della P.I. ha recentemente dichiarato, proprio dinanzi alla Commissione Istruzione del Senato, che questo è il problema più delicato, e forse il più importante, della riforma stessa. E la sua soluzione è ormai indilazionabile, anche se ad intralciarl·a interviene il timore di conflitti di competenze, da parte di chi paventa che l'istruzione p•rofessionale, una volta arricchita di contenuti più propriamente culturali, o, se si preferisce, « umartistici », finisca col diventare un inutile dop·pione degli istituti tecnici. D'altra parte, non si può certo ignorare, o peggio, impedire, il mo,dificarsi del panorama socio-economico, un tempo basato su di un sistema che poneva al vertice la scuola per la classe dirigente, nel mezzo quella per la preparazione dei quadri intermedi, e in basso, irJìne, una scuola il cui solo scopo era di awiare in modo rapido e pressoché immediato al lavoro. Tale suddivisione, che è stata almeno in parte superata dalla liberalizzazione degli accessi all'università, aveva comunque già perso molta credibilità con la istituzione della media dell'obbligo fino ai quattordici anni; e anco,r più ne perdeva col prolungamento di questa ai sedici. Tanto meno, poi, è possibile conservare o accentuare artificiosamente il éara,ttere « professionale» e in definitiva discriminatorio, di certi istituti, in nome di un efficientrsmo solo apparente, che invece è la causa p,rincipale della loro crisi, perché le specializrozioni finiscono con l'essere troppe, gli sbocchi che ciascuna consente troppo limitati, mentre permane un ordinamento che non favorisce in alcun modo la capacità di adattamento a tipi di lavoro diversi. Ep1 pure questa è una delle maggiori esigenze d1 el lavoro moderno a tutti i livelli, l'unica difesa contro la disoccupazione e il solo modo per rendere ap·plicabili },enuove tecnologie. Perciò la via migliore attraverso la quale gli istituti professionali potranno conservare tutta la loro importanza, e anzi acquistare t1n ruolo originale e insostituibile, è senza dubbio quella di farne centri di educazione perman·ente e di periodico aggiornamento. In un loro rapporto continuo, infatti, col monido del lavoro, sarà tutelato il « titolo » che questi istituti forniscono, o meglio la reale formazion·e che essi garantiscono. Se vi si potrà ritornare più volte, un « posto» fortunosamente ottenuto n·on sarà più considerato il destino definitivo e irrevocabile di un uomo, ma una tappa della sua vita, una soluzione temporanea da cui gli resta sempre possibile il decollo verso tutti i livelli professionali e sociali. Siamo invece ben lontani da ciò. Anzi, anche tra organismi ministeriali diversi preposti alla istruzione, vi è talora tma assurda sfasatura. E il caso 49 Bi liotecaginobianco

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