Nord e Sud - anno XVII - n. 131 - novembre 1970

Luigi Compagna una democrazia il livello della classe politica dipende in ultim·a a·nalisi dallo stato della cultura politica, occorre concentrarsi irt uno sforzo di riflessione e di ripensamento globali su quelli che sono o so·no stati finora i rapporti tra la cultura politica italiana e la cap·acità (o piì1 esattamente la incap,acità) riforn1atrice della nostra classe politica. Matteucci appunto 1 questo sforzo lo ha compiuto e, nel saggio di cui dicevamo, è riuscito ad idenitificare il vuoto di cultura che separa gli italiani di oggi da « quelli del '45 », come direb·be Antonio Ghirelli. « L'Italia sta attraversando una crisi di insorgenza pop,ulistica, la quale ha messo in crisi i tradizionali schieramenti p·artitici, proprio quando sembrava che ci si fosse avviati - e le necessità del paese lo richiedevano - verso l'età delle riforme. Pop·ulismo e riformismo, in una società industriale avanzata, come quella che si sta configuran·do in Italia, non sono posizioni cultt1ralmente e politicamente 1nediabili: pertanto bisogna vedere se, nel momento dell'azio·ne politica, a prevalere non sia poi la vecchia Italia corporativa dei gruppi chiusi, pronti sem.pre ad accettare in modo camaleontico le mode del momento, nTa sempre fermi nella difesa dei prop·ri privilegi. Insomma l'Italia illi'berale e parassitaria». Quella stessa Italia in antitesi alla quale si era formato lo spirito del '45 e contro la quale bisogna oggi rianimare quel che resta di questo sp1 irito per rilanciare delle ipotesi politiche e dei valori morali, che, piaccia o non piaccia, né la defezione dei p•artiti, né· alcun bollettino di lotta sindacale o di contestazione studentesca potrà mai pretendere di cancellare dalla storia. Ma dalla diagnosi (il quadro delineato da Matteucci costituisce una diagri'osi davvero convincente) e dalle esortazioni (le nostre non presumono di essere nulla di più), il discorso deve ora spostarsi- sul piano della terapia e delle propo•ste. Come colmare il vuoto di cultura? Come far recuperare alla classe politica italiana quella vivacità di elaborazione intellettuale che essa sembra· aver irrimediabilmente smarrito? « Con delle salutari iniezioni di scienza politica », direbbe a questo punto Giovanni Sartori, il quale va denunzian·do da tempo l'analfabetismo politico ~ anzi, « politologico », egli dice - in cui versa il nostro paese, dove il mancato o comunque tardivo apporto della scienza politica avreb,be finito col produrre tutta una cultura politi(?a profondamente squilibTata e disto,rta. « In conoreto - ha scritto Sartori nella sua lucida introduzione al- · l'Antologia di Scienza Politica - cosa legge, dove si informa, e da che parte si addestra in Italia 11na persona che abbia in politica 'pas,sion·e di sapere'? (Non p·assione e basta). Ancora dieci anni orsono un giovane finiva, il più delle volte, per app1 rod,are alla sponda dei filosofi.: a Marx, a Hegel, magari ancora a Croce, o giù di lì. Negli ultimi dieci anni si è affermata un'altra sponda: la sociologia. E il successo .della sociologia sta anche ad in-dicare quanto fosse sentita la frustrazione di non avere· altra scelta· che la filosofi-a. Senonché il sapere sociologico· si ferma suppergiù al punto in cui la scienza politica con1incia: il 'rilevatore sociale' non è il « rilevatore ·politico», e la diagnosi sociologica non è ancora una terapia politica. Alla resa dei conti si 46 Bibli.otecaginob· neo \ I I

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