f I Giornale a più voci , I p·artiti degli anni '70:i al di là delle profonde diversità che pur esistono tra loro, sono o•ggi piì1 che mai davanti al m11ro del pia1 nto per un ~otivo di fondo, che è comtme a tutti: il tremendo ritardo accumulato di fronte ai problemi della società ci,rile. Essi non hanno saputo finora dare una risposta politica alla sfida che dal '45 in poi andava proponen-do l'evoluzione della. società, e che era inconfondibilmente una sfida lanciata sul terreno della democrazia, della partecipazione, se vogliamo della massificazione. « Lo sviluppo graduale dell'uguaglianza delle condizioni », aveva scritto Tocqueville nella Dén1ocratie en Amérique, « è un fatto provvidenziale ed ha i caratteri ·principali di tale tipo di fatti: è universale, è dovunque, sfugge sempre al potere degli uomini e tutti gli eventi con1e tutti gli individui aiutano il suo trionfo ». In queste parole erano già precor1izzati i compiti dei partiti mo·derni, di quei p,artiti, cl1e, come 01 ggi pt1ntualn1ente si verifica, giusta l'intuizione di Tocqueville, devono co,nfrontarsi con una sempre più potente spinta egt1alitaria proveniente da tutti i settori della società civile e con la sempre più tenace e costante aspirazione degli individui all'eguaglianza delle condizioni. L'impegno dei partiti moderni, ed in particolare di quelli italiani dopo il '45, avrebbe dovuto quindi essere quello di interpretare culturalmente e di guidare politicamente questa passione livellatrice, per evitare che essa, nella sua furibonda e talora disordinata avversione a tutte le disuguaglianze, potesse porre le basi di un nuovo dispotismo, forse addirittura peg.gio,re di quelli già co11osciuti dal nostro paese nel corso della sua travagliata esperienza storica. · Ma se questo era quanto impo,neva la congiuntura storica, bisogna oggi ammettere che ad essa i nostri partiti soino venuti meno. Si trattava di assicurare alle tradizionali istituzioni liberali l'apporto e ad un tem.po la garanzia di un profondo sforzo di aggregazione della domanda politica del p,aese; ed invece non si è stati capaci di stimolare quella vasta partecipazione all'elaborazione delle decisioni che la massificazio,ne della società politica. avreb·be preteso, e di creare, in conseguenza, quell'effettivo concorso di tutti i gruppi e di tutti i ceti alla direzione della vita pubblica, dal quale, in .ul_tima analisi, dipende l'equilibrio politico e sociale di una de1no- . craz1a. E·d è p,roprio qui, dove i partiti sono finora falliti, in quanto canali di partecipazione e come organi di formulazione della domanda politica della 1 società civile, che gli anni '70 sembrano proporci due riuove realtà, alternative, in grado di esautorare pri,ma e di sostituire poi questi partiti, del resto così deludenti; per un verso il movimento studentesco e p.er un altro verso i sindacati si sono mostrati ultimamente in grado di saper approfittare, sia p,ure in tempi e modi diversi, del dilagare della crisi dei partiti per conquistarsi, .contro di essi, quèllo spazio politico e quella credibilità presso l'opinione pubblica che i partiti si erano andati lentamente, ma inesorabi1mente alienando. Il movimento studentesco, interpretato come la più tipica organizzazione 43 Bibl'iotecaginobianco -
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