· Giulio Pìcciotti gine, che potrebbe essere individuata, ad e_sempi,o, in quel •tipo di gestione prudenziale del post-Concilio che· parte da Roma, e che la Chiesa italiana sente più vicina, nonostante sia quella che avrebbe più bisogno di acceleratore che di freno. Il presidente Bachelet ha ritenuto valida la prima ipotesi. Così, nella relazione, ha affermato che « gli an11i che sono passati non sono stati facili per l'Azione Cattolica. La generale crisi dell'associazionismo, la contestazione ecclesiale e particolare che l'ha investita per la sua scelta di intima familiarità con la Gerarchia, la fatica di una riscoperta della propria natura e finalità e della si1a collocazione in una chiesa che si va profondamente trasf armando, la illusione di taluni che le nuove strutture pastorali ( cioè i consigli pastorali parrocchiali e diocesani ai quali sono chiamati a partecipare tutti i cattolici, n.d.r.) potessero sostituire le associazioni di apostolato laicale ... hanno reso difficile il ca1nmino ». L'assunzione dell'altra ipotesi avrebbe portato i problemi dell'A.C. _all'interno del travaglio ancora in corso nell'episcopato italiano e avrebbe segnato il dissolvimento dell'associazione all'interno delle chiese loc~li, attraverso l'inserimento delle sue energie· nei co11sigli pastorali parrocchiali e diocesani, considerati l'unica via di una ripresa postconciliare in Italia. LA SCELTA DELLA « SOPRAVVIVENZA». - Quest'ultima eventualità non rappresenta t1na ipotesi astratta. Ad Ivrea, ad esempio, interpretando l'impostazione innovatrice del vescovo mons. Bettazzi, l'A.C. si è sciolta, nella forma istituzionale fissata dallo Statuto nazionale, e le sue energie risultano impegnate nell'organismo esecutivo dei Consigli pastorali cui partecipano tutti i fedeli. E ciò sulla base della interpretazione conciliare della essenzialità della «comunione» e della sussidiarietà dell'associazione. « Nella Chiesa - ha scritto un altro innovatore, il vesco,,o di Ra\ 7enna, mons. Baldassarri 2 - c'è essenzialmente un sola organizzazione e cioè il po.,_ polo di Dio; vengono poi le diocesi e le parrocchie: almeno le prime sono quasi essenziali, le seconde han1'zo il collaudo di una lunga esperienza. Tutte le altre specifiche organizzazioni, che sono sussidiarie, variano secondo i tempi e possono rimanere finché vivono e sérvono. Quando sono morte e non servono debbono scomparire. Sta a tutta la Chiesa, co11,la guida della gerarcf7:ia (e non solo 2 « Avvenire d'Italia», 6 setten1bre '67; ripubblicato in un volumetto che suscitò molte polemiche nell'ambiente cattolico: Che cosa resta?, ed. La Locusta, Vicenza, 1969. 30 Bibli_otecaginobianco •
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