.. Alfredo Testi° per lo Stato e per le Regioni. Rinviando a q~anto; a questo proposito, abbiamo già scritto in altra occasione, ci limiteremo a osservare che, se si deve consentire con Donat Cattin quando afferma che « ... non basta parlare di una pianificazione per programmi particolari, che potrebbe essere la giustapposizione dei programmi di impresa, cioè la pratica, ma ipocrita rinuncia alla programmazione », si ha anche il diritto di chiedere t1n esplicito riconoscimento del fatto che considerare il piano nazionale come scaturente dalla giustapposizione di piani, o sia pure anche solo progetti, regionali (tra i quali inoltre, secondo qualcuno, il potere centrale non dovrebbe neppure « mediare ») costituirebbe una pratica rinuncia alla programmazione non solo altrettanto ipocrita, ma per di più demagogica. È per caso questa la strada che l'inquieto ministro democristiano indica per superare « ... il fallimento della programmazione indicativa »? Non si tratta quindi, come pure è stato detto, « ... di fre11are i migliori mettendoli al passo con i più lenti », ma di riformare col concorso di tt1tti - e qui il ruolo delle Regioni si configura davvero come un'occasione irripetibile - l'intera struttura dell'apparato statale, per porlo in grado, nel suo complesso, di affrontare con tutti gli strumenti necessari gli antichi ed i nuovi problemi nazionali. Solo così sarà possibile « ... ribaltare la visione tradizionale ed introdurre sistematicamente l'ottica_ regionalistica, scaturente dall'esigenza del riequilibrio tra le regioni, nel taglio di ogni provvedimento » (Pace). Non si tratta dunque, come polemicamente e superficialmente si potrebbe osservare, di sposare tesi « tecnocratiche ». La natura politica delle scelte da compiere in questo campo è fuori discussione: si tratta solo di riconoscere che, compiute le scelte politiche fondamentali a tutti i livelli, le singole operazioni ed i singoli interventi devono essere definiti sulla base di procedimenti razionali di decisione, i q11ali devono necessariamente trovare il centro propulsore ed unificatore nell'istanza centrale. Ecco perché va respinto il commento cl1e al convegno di Montecatini dedicava « l'Unità » del 3 novembre, secondo cui « ... tutto questo ragionare sul meto·do » rifuggirebbe « ... da ciò che deve essere la sostanza della programmazione». È solo invece attraverso l'adozione di un metodo razionale di decisione che si può tener conto di tutte le implicazioni derivanti dalle scelte politiche effettuate ai vari livelli e valorizzare al massimo le istanze sociali, le quali, altrimenti non potrebbero vedere innanzi a sé altro che il quotidiano scontro fron26 Bibnotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==