Nord e Sud - anno XVII - n. 131 - novembre 1970

I Da Reggio a Montecatini del continente », ostacolata _dai centralismi nazionali (preoccupati del mantenimento delle proprie prerogative), sarebbe invece più facilmente raggiunta « dall'articolazione delle forze regionali ». Scartato il significato letterale, che sarebbe manifestamente risibile, l'unico senso attribuibile a queste parole è che le regioni del Nord, già integrate economicamente nell'Europa, mordono il freno per le cautele che il potere centrale è costretto ad assumere per contenere i rischi e i danni che dal processo di unificazione europea possono derivare alle regioni più periferiche e meno favorite. Poiché q_ueste tesi sono doppiamente pericolose - in quanto minacciano di creare seri ostacoli ad una politica di reale unificazione nazionale ed in quanto si avvalgono, anche spregiudicatamente, di slogans autonomistici dalla facile presa - bisogna chiedersi con preoccupazione quale accoglimento esse troveranno presso le classi dirigenti delle regioni meridionali. Sapranno le Regioni meridionali guardarsi dall'essere travolte - è la parola - dalle ondate di un regionalismo contestativo cui esse non sono preparate a resistere, e non rinunciare a porre nella sua urgenza ed unità il problema dello sviluppo del Mezzogiorno? O vorranno invece, per mancanza di intelligenza e di coraggio, cavalcare la tigre del rivendicazionismo settoriale il cui unico sbocco sarebbe la paralisi totale d~lla macchina pubblica e la crisi, forse definitiva, delle attuali istituzioni? Potrebbe quest'ultimo essere anche un obiettivo su cui aprire una discussione, a patto però che fosse reso chiaramente esplicito in tutti i suoi aspetti: ma siamo ben lontani da tutto questo. E siamo forse invece più vicini alla possibilità della costituzione - sia pure necessariamente episodica e portatrice di insanabili contraddizioni - di un nuovo « blocco storico », non più tra la nascente borghesia industriale del Nord e la grande proprietà terriera del Sud, ma tra le punte più avanzate del sistema produttivo nazionale e certi settori della classe politica meridionale, ancora legata a metodi tradizionali e ad arcaiche concezioni di gestione del potere. Come a Montecatini ha osservato Nerino Rossi, « ... mel)- tre nel Nord, in ragione dell'efficientismo, vi è il pericolo di considerare lo Stato come disturbatore, nel Sud, ove lo Stato è visto a volta a volta come oppressore e come qispensatore, affiora la pericolosa tendenza, che sembrà essere fatta propria anche dalla classe politica, di scambiare l'autonomia regionale per una mera occasione di nuovi posti di lavoro già fatti e costruiti». Di queste due componenti, entrambe anguste, municipalistiche ed a loro modo negatrici 23 Bib i. tecaginobianco -

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