Nord e Sud - anno XVII - n. 131 - novembre 1970

I I Da Reggio a Montecatini ~ Le tre relazioni tuttavia - ·forse anche per colpa di una Presidenza poco vigile e troppo ·spesso passiva ~ no11 sono rius_cite ad imbrigliare sufficientemente il dibattito, che non di rado si è diviso in mille rivoli ed in un'infinità di questioni particolari, dai quali era abbastanza difficile ricomporre un quadro unitario. Da tale imprecisa definizione dei problemi in discussione è curiosamente risultata in qualche modo legittimata anche la tendenza di alcuni oratori ad inserire discorsi difficilmente riconducibili ad un discorso regionalistico serio e non pregiudizialmente e dissennatamente 11.egatore del ruolo delle istanze centrali nella definizione delle scelte di maggiore rilevanza. Ne abbiamo così sentite, come si dice, di t11tti i colori. Non si è trattato infatti solo di sentire ripetere continuamente (cosa alla quale, ammaestrati dall'esperienza, siamo ormai preparati) che le Regioni, in quanto portatrici di un non meglio precisato « nuovo modo di far politica», dovrebbero consentire la costruzione di un modello di pianificazione più democratico perché proveniente « dal basso ». Queste son c_ose che significano poco, ma che tutto sommato solcano l'aria pressoché senza colpo ferire. Abbiamo invece ascoltato - o, per meglio dire, riascoltato - tesi altrettanto singolari ma molto più pericolose. Abbiamo infatti sentito dire (Bassetti) che le Regioni possono essere un « fatto di struttura » e «·no11 solo di sovrastruttura », servendo a raccogliere (oltre alle tradizionali istanze borghesi?) le « istanze di nuove forze popolari » e preparandosi così a portare un attacco concentrico e decisivo per « eliminare la mediazione centrale, subita dal Nord e richiesta dal Sud », e sostituirla con « nuove mediazioni in sede regionale, attraverso nuove alleanze politiche». Le Regioni del Nord, cioè, se non abbiamo capito male, dovrebbero ricercare una propria « mediazione », poniamo con i sindacati, per in1porla agli organi centrali e presumibilmente anche alle altre Regioni più deboli. Ab~iamo anche sentito dire (Calleri) che le Regioni « dovranno diventare uno strumento di rottura e di modificazione di una logica di sviluppo che è passata fin qui in larga misura al di sopra e al di fuori delle istituzioni ». E naturalmente, per raggiungere ques·to scopo, sembra logico prevedere che « la legislazione regionale debba sempre più slittare verso la legislazione esclusiva » (Battistini). E l'elenco d~lle citazioni su· quest~ tono potrebbe continuare. Cosa rimane a questo p~nto delle preoccupazioni espresse ad esempio da Sullo in .materia di forza dell'esecutivo («un esecutivo che abbia pienezza di funzioni in un'area. propria potrebbe rassi19 Bibliotecaginobianco •

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