Nord e Sud - anno XVII - n. 131 - novembre 1970

I I Le ipocrisie coranico-conciliari mento afroasiatico non può negarlo del tutto neppure la nota della Farnesina. L'ambasciatore Vinci - sempre al termine di oculati e continui scambi con il suo ministro, se proprio non voleva servirsi dei consiglieri giuridici delle poche potenze che hanno combattuto la « svolta» del 4 novembre - avrebbe potuto anche opporre che, formalmente, la Carta dell'ONU non prevede - come ha fatto invece la mozione afroasiatica - la deplorazione di paesi che occupino militarmente ma provvisoriamente determinati territori. E non lo prevede semplicemente perché al momento in cui fu approvata, le Grandi Potenze promotrici della Carta stessa, occupavano militarmente una gran quantità di territori stranieri. Perciò la Carta si limita a condannare la, diciamo, appropriazione indebita, la rapina di territori, cioè la loro definitiva acquisizione mediante l'uso della forza. Ma Israele non ha mai dichiarato di considerare « propri » i territori occupati militarmente. E du11que ecco un'altra ,,alida ragione formale (illegittima modifica della Carta statutaria delle Nazioni Unite) per chiedere l'improponibilità della risoluzione afroasiatica. Insomma « diritto » e « giurisprudenza » fornivano abbondanti appigli ad una diplomazia che fosse stata « politicamente» convinta della gravità di un voto favorevole alla mozione afroasiatica. Ma, qui veniamo al nocciolo del problema, la Farnesina no11 aveva disgraziatamente questa convinzione. Può anche essere giusto, in astratto, affermare, come fa la Farnesina, che non si otterrà mai la pace finché « predominerà la tendenza ad identificarsi con una sola delle parti in causa ». Però bisogna saper calare in concreto quel principio; e nel concreto della crisi mediorientale esso appare solo come la riesumazione della infausta formula della « equidistanza », origine della svolta proaraba della nostra politica estera. Ed in effetti nella azione della diplomazia italiana non prevale più la tendenza ad identificarsi con « una » delle parti in causa, bensì con « l'altra ». È un'affermazione gratuita? Basta scorrere il testo del docµmento afroasiatico sul quale l'Italia si è astenuta per avvedersi del contrario. Questo documento esordisce· con la_deplorazione della occupazione « co~tinua, dal 5 giugno '67, dei territori arabi » e prosegue riaffermando che « l'appropriazione di territori con la forza è inammissibile » e che « per conseguenza i territori occupati in questa maniera debbono essere restituiti ». 11 Bibiiotecaginobianco . ' \ -

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