Nord e Sud - anno XVII - n. 131 - novembre 1970

Antonio Sarubbi ... Nuove ricerche sulla vita del Vico. Atti id. 1928), è stata messa in nuova evidenza da studi del Garin (Cartesio in Italia, Giornale Storico della filo,sofìa italiana, 1950, p,p. 3-85-40)3, dal Mastellone (Politica e Vita culturale a Napoli alla fin,e del seicento), nel quale sono rifusi e ampliati saggi già usciti in « Critica Storica »: Note sulla cultura napoletana al tempo di Francesco d'An,- drea e Giuseppe Valletta, 1%2, pp. 369-398; Il libertinismo erudito a Napoli nella seconda metà del Sei• cento, 1963, pp. 451-463; Le origini seicentesche dell' anticurialismo napoletano, 1965, pp. 1-13) oltre che da Badaloni, De Giovanni, Marini. Gli ·elementi presentati in questi studi sono indubbiamer.i:te validi. Ci fu, oltre tutto, l'intervento della Inquisizd.one contro il movimento delle idee moderne per cui, come il Mastellone riporta ,dalle Memorie di Tiberio Carafa (Mastellone, op. cit., p. 133) Napoli « andò sossopra», e che non divenne più massiccio solo per l'op,p·osizio,ne di tutti gli ordini cittadini, dalle « piazze» nobili a quella del Popolo e l'appoggio del Viceré. È però, p1 os·sibile, che l'attenzione portata da tanti studiosi a questi aspetti di noiVità o modernità della cultura napoletana del Seicento abbia finito o possa finire per dare, per l'autorità stessa di questi studiosi, una visione unilaterale, tutta sipostata da una parte, di qu·esta stessa cultura. Si ha l'imp 1 ressione che· il qu·adro, forse, è più sfumato di come or-a appare. Leggendo l'Introduzione -a G.B. Vico del Badaloni, si trova, ad esempio, che ad incoraggiare il r,l;uovo movimento culturale a Napoli fu il 122 Bibliotecaginob· CO Vescovo CaTamuel e questi, è interamente .disposto ad accettare la moderna filo•so,fi.a,ma se ne serve per scapi apolo 1 getici. Il Cornelio dedica a lui il primo dei sui l"'rogymnasmat a. P.M. Doiria, che è una delle figure cenrtrali del movimento (a lui il Vico dedica il De antiquissima e Gravina il suo De origine iuris) fa una Difesa della meta/ìsica degli Antichi filosofi contro il sig. Giovanni Locke ed altri moderni autori. L'opera fu p·ubblicata a Ver1ezia nel 1733. La difesa è la stessa che troviamo in Vico e Gravina. Ciò che V alletta dice di voler cercare nel 1 la sua Historia filosofica, è « se la filosofia che chiamiamo moderna sia d'alcun pregiudizio alla nostra fede catto 1 lica ». Ed egli vi sostiene, che « ques,ta filosofia che si chiama modern·a non è che l'antica e questa, tranne Arisrtotele, è d'accordo, anche nelle dottrine atomistiche co1 n la religione ». Nel suo saggio La I storia filosofica di Giuseppe l1 alletta, ora compreso in La letteratura italiana del Settt;,cento (B. Croce, La letteratura italiana del Settecento, Bari, 1949, pp. 207-216), Croce asserisce che il Valletta come avvocato che egli era, dop·o di aver a1 ttaccato la filosofia moderna, si preoccupa di ,dimostra, re che questa filosofia non è in· disaocorido con la religione cristiana. Avremmo dunque nella asserzione che fa Valletta di questo accordo, una ·aggiunta di valore avvocatesco. I1 l pensiero -del Valletta sarebbe tutto per la modernità contro) le vecchie vedute trascen.der1.talistiche. Ma basta leggere una qualsiasi pagina della Istoria filo,sofica e si vede che il Valletta attacca nel modo più )

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