Nord e Sud - anno XVII - n. 131 - novembre 1970

r , Le regioni periferiche europee risorse intellettuali, tecniche ed imprenditoriali, che costituiscono energie locali indispensabili, oggi assai soggette all'attrazione esterna. 5. Gli impegni degli organismi comunitari. Le politiche degli organis1ni comunitari potranno essere la verifica più chiara e l'esp,ressione più immediata dell'intendimento di perseguire, nel prossimo 1 futuro, un riassetto territoriale a scala europea. Occorre infatti rimuovere l'equivoco - cl1e a volte si manifesta - che le azioni pubbliche a favore delle aree periferiche, e più in genere di quelle sottosviluppate, rappresenti110 delle remore o degli impedi1nenti alla « libera co,ncorrenza » nell'economia europea, cui pure si richiamano le istituzioni comunitarie. Al contrario, questa ragione deve essere intesa non come un regime vigente, e quindi semplicemente da rispettare, ma come regime da promuovere e stabilire, innanzitutto eliminando le distorsioni delle forme produttive e di mercato· e le altre cause che hanno provocato e tuttora provocano condizioni territoriali di sottosviluppo economico. Soltanto tale azione può assicurare un meccanismo effettivo di libera concorrenza nel mercato, una mobilità di tutte le categorie dei fattori produttivi e dei beni -e servizi prodotti, se non perfetta, aln1eno • progressiva. Invero, nelle prime fasi di attività degli organismi comunitari europei hanno assunto un peso prevalente le politiche di liberazione degli scambi commerciali, affiancate dalle politiche di libero movimento dei lavoratori e stabilimento delle imprese, nonché da quelle puramente settoriali. Relativamente scarso è stato l'impegno attivo per uno sviluppo econornico territorialmente equilibrato ed integrato, anche se le suddette politiche si sono risolte in cause obiettive di mantenimento o, addirittura, di aggravamento •degli squilibri territoriali 1 • La stessa liberazione del mercato europeo dei capitali - più recentemente avviata - potrebbe di per sé accentuare queste distorsioni, favorendo concentrazioni finanziarie ed aziendali. Potrebbe, cioè, inten1 Ci si riferisce principaln1ente a11a Comunità economica europea. Relativamente all'Associazione europea di libero scambio, occorre avvertire che questo organismo comunitario non ha fini istituzionali di sviluppo ed integrazione economica, in specie di ordine regionale. Tuttavia, in seguito ad una decisione del Consiglio dei Ministri, nel 1963 è stato costituito un Co1nitato per lo sviluppo economico, con compiti consultivi. Nell'ambito di questo Comitato, sono stati condotti alcuni studi sui problemi dell'equilibrio territoriale nella crescita economica, rivolti a precisare le funzioni dei centri di sviluppo ( « growth centres » ), delle zone attrezzate di sviluppo industriale ( « industriai estates » ), della mobilità dell'industria. In sintesi, si può rilevare che gli studi finora co1idotti hanno riguardato prevalentemente le regioni industrializzate e pàrzialmente urbanizzate, piuttosto che quelle a predominanza rurale. l 15 iblioecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==