Nord e Sud - anno XVII - n. 131 - novembre 1970

Franco Fiorelli L'organizzazione politico-istituzionale degli Stati nazionali a livelli centrali e locali ha, in molti casi, rafforzato tale processo. La creazione di una armatura urbana, lo stabilirsi di relazioni economiche all'interno della vasta area sopra indicata, l'accumulazione dei capitali e il miglioramento della tecnologia e della produttività proprio della moderna economia capitalistica si presentano, ad un tempo, come effetto e nuova causa. Peraltro, la gravitazione economica verso il centro dell'Europa assume, a volte, carattere discontinuo: pa:tieolari condizioni geografi.che o fisico-economiche, unitamente alle frontiere nazionali, interrompono od attenuano il suddetto processo. A questo riguardo, un esplicito cenno meritano le « regioni frontaliere », anche perché la loro eventuale depressione economica può essere più facilmente avviata a soluzione per mezzo di politiche « comunitarie », che facciano progressivamente cadere i vincoli stabiliti dalle frontiere nazionali; oppure, per mezzo di forme di associazione e di collaborazione degli Stati contermini interessati. In tutti i casi, la massima importanza assumono le situazioni in cui la periodicità nell'ambito degli Stati nazionali coincida con quella nell'ambito dell'intera Europa. Nel più recente periodo, il processo di gravitazione - di cui si è fin qui trattato - e di aggravamento relativo delle condizioni economiche delle aree periferiche si è intensificato, assumendo aspetti cumulativi. Nonostante le politiche di riequilibramento condotte dai singoli Stati nazionali, in particolare il sostegno dell'industrializzazione delle aree economicamente sottosviluppate, si sono andati manifestando ulteriori fenomeni di concentrazione territoriale a scala europea delle attivtà produttive, nonché degli insediamenti urbani: fenomeni in parte provocati dalla progressiva liberalizzazione degli scambi commerciali e dei movimenti dei fattori produttivi, sostenuti dalle tendenze di concentrazione tecnica, finanziaria ed economica delle imprese, e basati su una spinta fruizione delle economie esterne esistenti. Il forte ritmo di sviluppo economico, che mediamente ed in termini globali si è riscontrato in quasi tutti i paesi europei, durante gli anni '50 e '60, si è in molti casi tradotto in un mantenimento, se non in un aggravamento, degli squilibri territoriali esistenti. In pari tempo, è andata maturando - all'interno degli Stati nazionali - la coscienza politica e sociale dell'esistenza di tali squilibri e, quindi, si sono accresciute le istanze volte ad un loro superamento. Tuttavia, la modificazione delle condizioni economiche in cui versano le aree sottosviluppate, ovvero quelle periferiche, si impone oggi non soltanto per ragioni di equità sociale (principalmente per la ragione 102 BibliotecaGino Bianco

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