Aree metropolitane e Mezzogiorno 1951-66), al Su·d si ha a1ddirittura un saldo migratorio negativo (-120 mila unità) e la crescita complessiva è esclusivamente determinata dall'incremento naturale. In altri termini, lo sviluppo delle aree metropolitane del Nord, unitamente all'emigrazione verso 1 l'estero, non ha utilizzato so1 lo, le ·eccedenze demografiche del Mezzo.giorno rurale, ma è stato· alimentato dalla emigrazio,ne delle stesse aree urbane meridionali, la cui crescita è dunque risultata rallentata. È ino,ltre da sottolineare il diverso grado di sviluppo e la diversa struttura economica delle aree metropolitane settentrionali e meridionali, e quindi la diversa capacità di attrazione e di promozione rispetto al territorio esterno: a questo proposito basti ricordare che, mentre nelle aree del Nord gli attivi extragricoli rap,presentano, in media il 38,4% della popolazione, nelle aree meridionali l'incidenza è di appena il 24,7%. Tra le aree meridio·n·ali domina largamente quella di Napoli con tre milioni e mezzo di abitanti, seguita a distanza da quella di Palermo co·n settecentomila. Entrambe queste aree si collocano a notevole distanza dalle aree mi11ori, con le quali non sembrano costituire un ver<? e proprio sistema, fondato su una più o meno organica distinzione di funzioni. Gli incrementi della popolazione tra il 1951 e il 1966 si sono, salvo la formazione delle nuove aree di Pescara e la modestissima espansione delrarea di Napoli, concentrati all'intorno dei perimetri metro 1 politani iniziali, già caratterizzati da elevati indici di densità, da notevoli carenze quantitative e qualitative di infrastrutture e da un diso1rdine urbanstico che si è venuto pro1 gressivamente aggravando in seguito alle nuove edificazio,ni. Le aree metropolitane meridionali, e no·n solo le maggiori, risultano pertanto caratterizzate da fenomeni di congestione che, malgrado il diva.rio nel livello e nelle tendenze di svilup1 po, nulla hanno da invidiare rispetto a quelli riscontrabili nel Nord. Esse costituisco-no, in definitiva, più luoghi di addensamento degli insediamenti che centri di orga11izzazione dell'intero territorio del Mezzogiorno. Anzi, più che di integrazione, può parlarsi di frattura tra aree metropolitane e resto del Mezzogiorno. Per l'esiguità delle aree metropolitane e per il loro modello centripeto di crescita, gran parte del territorio meridionale è escluso, cioè, dai vantaggi dello. sviluppo industriale: è certamente significativo, a questo pro,posito, che tra il 1951 e il 1968 il 40% degli investimenti industriali agevolati nel settore manifatturiero risultano concentrati nelle sole provincie di Napoli, Taranto e Siracusa. Questa singolare compresenza delle diseco,nomie di congestione nelle aree metropolitane e delle diseconomie dell'arretratezza in gran parte 97 s·· b'Iiotecag inobianco
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