, Giornale a più, voci È vero che la nostra popolazione è quasi il triplo di quella jugo,slava su un territorio che è di p,oco più grande. Ma non mi sembra del tutto sostenibile la obiezione che tutto ciò è possibile perché questo paese è ancora arretrato rispetto al nostro e non c'è stata la nostra fragoro,sa spinta dello sviluppo economico, della motorizzazione, dell'edilizia, ecc. - il che · tranquillizzerebbe la nostra cattiva coscienza gitisti1icando tutti gli scempi che abbiamo perpetrato. Perché tutte queste città e cittadine non ap,paion·o come monumenti polverosi ed inutili, tagliati fuori da qualunque sviluppo e p-rogresso. Oltre ad essere esse stesse la testimonianza di un preciso· impegno anche economico e di investimenti, che qui si è voluto attuare in maniera notevole anche in questa direzione, è innegabile che intorno ad esse, alla periferia· dei loro centri storiai e monumentali, vi sono parecchie manifestazioni di una « crescita» dii dimensioni talvolta notevoli, « occidentale », nell'industria, nell'edilizia, nel traffico e nel commercio. Un'altra cosa che si nota in questo, paese è lo sforzo costante di ar1nonizzare le nuove costruzioni all'ambiente naturale ed t1rbanistico circostante: impiego di materiali e colori tradizionali (largo uso di pietra, grigio-rosa a S. Stefan, bianca a Dubrovnik); moduli architettonici e costruttivi che non costituiscano rotture trop'po vistose e stridenti; risipetto di ampie zone di verde; cura di evitare edifici mastodontici ricorrendo - i grandi alberghi di n1assa lungo tutta la costa - a gruppi di padiglioni di due o tre piani per non distt1rbare i1 l paesaggio. Questo rispetto sembra interiorizzato a tutti i livelli: penso alla cura, alla pulizia, alla manutenzione anche « individuale» di queste città grandi e piccole, al senso generale di « decoro», di civiltà che esse conservano ed ispirano, al contenimento del ru1 more ed alla assenza - che tanto ci colpisce - della volgarità, del chiasso, della conft1sione. ·Nel nostro paese la maggiore ottusità dei nostri vandali e dei pubblici poteri che hanno dato loro ma110 libera (anche per il complesso di in.ferio-- rità di fronte al dato tecnico ed economico), è costituita dalla iincap,acità di ved.ere un palmo oltre il proprio naso e di rendersi conto che questo genere di valori non sono solo « culturali», ma hanno una loro insostituibile ed irriproducibile imp·ortanza anche econornica. Si -direbb,e cl1e in Jugoslavia un certo tipo di sviluppo generale e la parallela considerazione di questi valori, ab,biano ricevuto in partenza una valutazione ed una impostazione rispettiva tale da assicurare la salvaguardia ed il risp1 etto del patrimonio artistico naturale ed urbanistico, anche in una fase di ulteriore e più avanzato sviluppo generale. Il discorso che da noi è ancora un solitario e disperato parlare al vento da parte di pochi, o un generico e vano bla-bla dei pubblici poteri, di tanto in tanto per rifarsi una verginità, in questo paese sembra essere una concreta « politica» •di piena consap·evolezza e valorizza-; zione di questi « beni », visti com-e una delle funzioni della stessa espansione economica generale, come investimento produttivo a vantaggio della comunità na7ionale. SERGIO ANTONUCCI 73 Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==