Nord e Sud - anno XVII - n. 130 - ottobre 1970

.. Editoriale di una classe politica come quella espressa oggi d'alla DC di sentire il problema dell'« identità nazionale » - e quindi, più in particolare, della riconciliazione con il Risorgin1ento - come lo avevano sentito riella Resistenza e dopo la Resistenza i cattolici-liberali che con De Gasperi volevano « allargare il Tevere». La nostra delusione nei confronti degli atteggian1enti che sono via via venute assu1nendo le sinistre den1ocristiane consiste proprio nella sensazione che queste sinistre sono più « sociali », ma assai me110 liberali e laiche, di quanto non lo fossero i degasperiani: sono più lapiriane che degasperiane; più sintonizzate con gli orientan1enti della Chiesa verso il Quarto stato ed il Terzo mondo, che non co·n la vocazione ettropeista della De,nocrazia cristiana del dopoguerra; più allineate con certe interpretaziorzi classiste della storia patria che tese a consolidare la riconciliazione dei cattolici con il Risorgimento. Del resto, gli orientamenti della Chiesa suscitano oggi le più serie preocci,p·azioni in chi vuole un « Tevere più largo », in chi collega la tradizione risorgimentale alla vocazione europeista dell'Italia moderna, in chi teme che l'Italia invece di valicare le Alpi per portarsi irt Europa possa scivolare nel Mediterraneo e qiti ritrovare tutti i suoi antichi mali ed un'inferiorità etico-politica che lo spirito risorgin1entale era riuscito a correggere. Lu.ciano Cavalli ha centrato questa preoccupazione e pitre Piero Piovani in un suo saggio, scritto appit11to1 in occasione del centenario di Porta Pia, dove si definisce la Populorum progressio come « il docitmento che meglio dimostra la libertà di nian.ovra 1nantenuta dalla Chiesa: nel rivolgersi soprattutto al Quarto stato ed al Terzo mondo può, in nome di una sua continuità di principi, altacciarsi a proteste antiche e rinnovate, può ritrovare nella condanna del liberalismo e del liberismo accenti ricollegantisi al Sillabo, può presentarsi al Sudamerica, all'Asia, e specialmente all'Africa, in istato di asserita innocenza rispetto a quell'Eitropa otto-novecentesca cu.i crede di poter agevoln1ente volgere le spalle, abbandonandola al suo declino ». È sit questo terreno paludoso che acquista credito la formula poleniica con la quale i laici hanno manifestato negli itltimi te,npi le loro preoccupazioni per una collusione clerico-comunista: la « Repubblica conciliare ». Certo una collusione del genere avrebbe come sue niotivazioni di fondo quelle suggerite da interessi estranei a qitelli del paese che gli uomi11i del 20 settembre 1870 sono riusciti ad unificare e che i loro successori sono riusciti a far crescere, sia pure con tante malf ormàzioni; le quali tuttavia devono essere ci1,rate e possono essere eliminate in un ulteriore processo di crescita e sempre in simbiosi con l'Europa. Per i comunisti, una contropartita neutralistica p·otrebbe, se lasciata chiaramente· intravedere, non essere rifiutabile. E per i cattolici? Fino 5 B~bl·iotecaginobianco

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