Nord e Sud - anno XVII - n. 130 - ottobre 1970

Giornale a più voci grandiosi e stupefacenti fuochi d'artificio: ,per .dirla in breve di palliativi. O forse es,si hanno oreduto, in buona fede, do1 po aver letto, le statistiche ufficiali, ohe analfabeti in Italia non ce ne sono più? Le statistiche ufficiali infatti permetterebbero di essere ottimisti su questo grave p~o1b 1 lema. Nel 1861 su 25 milioni di italiani 14 milioni erano analfabeti; nel 1961, su una p·opolazione raddoppiata la percentuale degli analfabeti sarebbe diminuita dal 743/o all'S,3%. Nei suoces·sivi dieci anni, poi, gli analfabeti si sarebbero rido,tti di un ulteriore 70% rispetto \alla percentuale del 1961. Da questo mo1 mento lo Stato, attenendosi coerentemente alle sue diligenti statistiche e degradando l'analfabetismo a problema di second'ordine, l1a iniziato una politica del dopo analfabetismo, stanziando per una più n10derna istruzione scolastica 1800 miliardi, pari al 17,5~1> del bilancio. Le statistiche ufficiali parlano inoltre di una frequenza di quasi il 100% 111elle·scuo,le elementari. Fi11 qu,i tutto bene, soprattutto se si intende la frequenza come i•scrizio11e ai corsi, presenza fisica agli stessi, almeno· p·er quel tanto che permetta all'insegnante di dare un giudizio sull'aluru10 a fine anno, chiudendo un occhio o entra1nbi quando subentra l'inevitabile comprensione per quelle « ragioni di famiglia » cl1e i1npediscono una presenza continua del1' allievo. Insomma l'analfabetismo sarebbe scom·parso nelle età più giovani, vale a dire dai sei ai qtiattordici anni. Questi, ripeto, so,110i dati delle statistiche ufficiali, contenuti nell'interessante articolo dal titolo La cultura analfabeta che d11e giovani sociologi e studiosi di antropologia culturale, Gualtiero I-Iarrison e Matilde Ca1 llari Galli hanno scritto per il fascico,Lo di git1gno (n. 23) di « Le Scie11ze ». Gli autori hanno riportato le statistiche ufficiali p·er dimostrare quanto esse siano sterili prescindendo da una distrib·uzio 1 ne per regioni della percentuale totale degli analfabeti nel te.riritorio nazionale e in particolare dall'esatta accezione del termine analfabeta. Una percentuale dell'8,391>di analfabeti, che già significa una realtà di ben 4 milioni, diventa ancor più ·preoccupante quando si vede che su « 100 italiani che vivono, nel Mezzogiorno gli ar1alfabeti diventano più di 16: più ,di 20 per la Basilicata, pit1 di 21 per la Calabria ». Gli at1tori, poi, fanno un'importante precisazione del termi,ne analfabeta, precisazione che è frutto di una impegnativa ricerca condotta su 100 « famiglie analfabete » del capoluoigo e di tre comuni di una provincia siciliana; impegnativa, ·dico, soprattutto se pensiamo alle difficoltà da essi incontrate nel corso delle interviste a tutti i li.velli e che possono essere sintetizzate, per quanto riguarda i « livelli » fo,rmalmente più al,ti in affermazioni irresponsabili del tipo « la volontà del b1 uon Dio risolverà definitivamente il problema ,dell'analfabetismo», che un alto funzionario alla pubblica istruzio,ne · regionale ha loro elargito. Analfabeta dunque non è solo colui che è incapace di leggere e scrivere, ma anche colui ·che, pur essendo stato « alfab•etizzato », tornerà analfabeta perché avrà perduto nel giro di breve tempo qualsiasi nozione scolastica; costui sarà cioè un analfabeta di ritorno. E poi non è neppure vero che 67 Bi biiotecag i nobianco

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