Nord e Sud - anno XVII - n. 130 - ottobre 1970

·' ' Le idee del te,npo filologico, cJ1e talvolta si è risolto in una vera e propria scolastica, non ci pare sia mai riuscita ad andare. Il vero aspetto provin,ciale della cultitra italiana risiede a nostro avviso in un mito: quello del « superamento ». Il tin1ore continuo di essere scavalcati, di essere accitsati di « passatis,no », porta gli intellettuali italiani verso tl11a continua fitga in avanti: essi sen1bra talora che abbiano assilnto con1e loro motto una poco ricordata espressione di Engels cl1e suona press'a poco così: « Tutto ciò eh.e esiste merita di morire». In effetto essi vivono nel culto del no11-essere e nel rifiitto di tutto ciò cl1e è o che è stato: illitministica,nente persi1asi che ciò che verrà sarà certan1e1zte 111-iglioredi qitanto è stato, di quanto 11a prodotto il passato, vivono nell'attesa di it11 fitturo che sici1ran1ente scioglierà tutte le contraddizioni, pacificherà tittti i contrasti. Si tratta di un con1odo alibi per non fare i conti con il passato, per 110n darsi la pena di capire. Ma il risultato non può essere che tlna sorta di paralisi culturale, ttna paralisi che poi in1pedisce le scelte politiche di fondo. Al modo dei dannati danteschi, i quali « con1e quel c'ha mala luce », vedono il futuro ma ignorano il presente, la culttlra e la politica ita/ian,a credono fideisticamente nel f itlitro e abbandonano il presente all'astratto giacobinismo o all'enzpirica in1provvisazione. E questa, a nostro avviso, è vera1nente la peggiore for1na di provincialisnzo: quella che cerca la formula magica per rivolu.zionare la cultura, che crede a ogn,i pié so:,pinto di averla trovata e altrettanto celern1ente si ricrede abbandonando tu,tto per correre dietro altre 11ovità, senza neppitre avere assi,nilato a fondo il mo111ento precede11te. Per qitesto prin1a dicevamo che ttna scelta citlturale non significa quella di essere « crociani » o « arzticrociani », 111aquella di credere nella citltura, di capire che è alla base della vita politica di un paese e cl1e senza scelte culturali no11 esistono scelte politicl1e. Ma anche cl1e una cultura non si improvvisa attraverso un atto polen1ico di rifiuto, avendo bisogno di uria dura maieutica, di un in1pegno rigoroso cl1e non pretende l'originalità ad og11i costo, 1na cJ1e è disposto a fare i conti con il passato, con la storia. « L'ignoranza della storia - ha scritto ten1po addietro Nicola Abbagnano - rende estremamente probabile la ripetizio11e della storia ». E solo la conoscenza della storia - aveva scritto a sito te111poCroce - ci libera dalla storia. E mai possibile che gli intellettuali clie attendono dal futu,ro la « liberazione » non abbiano ancora capito questo? GIROLAMO COTRONEO 57 Bi biiotecaginobianco

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