Nord e Sud - anno XVII - n. 130 - ottobre 1970

... Girolamo Cotroneo è stato qitesto l'equivoco che ha par.alizzato per anni la nostra cultu,ra che, rifiutando di essere crociana, ha cercato disperatamente di essere « qualche altra cosa », ha cercato soltanto di _prendere le distanze da Croce, non. in1porta a qitale costo. In verità· una scelta culturale significa oggi 1nolto più sempliceraente essere o non per la cultilra: e soprattutto capire che una nuova cultura non sì ilnprovvisa, non nasce illuministican1ente dal semplice rifiuto del passato, ma la si elabora faticosa111ente, storicamente, attraverso un quotidiano sforzo di ripensamento, sen.za porsi come n1-odelli altre citlture (che spesso hanno il solo merito di essere « altre »), che sono nate in diverse situazioni storiche, che affo11da110le loro radici in contesti sociali diversi, che hanno avuto la loro crescita e acquistato la loro validità in condizioni ambientali irripetibili. Qitesto· non significa titttavia c/1,e una cultura debba chiudersi dentro il suo guscio, che sia condannata a ripensare se stessa, senza dovere prendere atto dei risultati raggiilnti altrove, senza lasciarsi stimolare da interessi diversi. Nello stesso 11umero de «L'Espresso» che abbiamo sopra ricordato, Unzberto Eco ha scritto che il vero provincialismo culturale (1nalattia di cui noi soffriamo parecchio), « non consiste nel porsi in. contatto con altre culture per portare avanti certi interessi, ma nel credere sempre e subito che qitesto contatto sia ritardato e che le altre ciLlture (furbissime) sia110già andate avanti chissà dove. La forma eleme11tare del provi11cialisn10 - ha co11cluso Eco - non consiste allora nell'intrattenere rapporti di dipendenza con altre culture, bensì nell'elaborare se111pre la sensazione nevrotica di essere dei dipendenti ». Questo è vero certamente, ma non si adatta del tutto alla citltura italiana: la verità è che quest'ultin1a ha creduto di sprovincializzarsi per il solo fatto di occu.parsi di altre culture; lia creduto che per essere europea le bastasse liberarsi da certe pretese « dittature » citl'turali, occupandosi di temi diversi da quelli su cui si era svolto il dibattito ideologico fi110al 1950 circa. Qitesto, ne converrà anche Eco, non basta certame1-1,te:perché una cultura, se, insoddisfatta della sua storia che le appare angusta, crede che il suo rin11,ovan1e11-tpo ssa avvenire solo tran1ite il contatto con altre culture ( il che è spesso vero), deve tuttavia, se non vuole i1111niserirsi · in rtzaniera ancora peggiore, portare avanti il discorso iniziato altrove, deve offrire nuove sintesi, raggiungere altri risultati, diventare, in una parola, originale. Ma, diciamolo francamente, tanto ne siamo in fon.do tutti. coinvolti, quale contributo decisivo ha dato la ctlltura italiana alla filosofia esistenzialistica, o alla fenomenologia, o al neo-positivismo logico, o allo struttilralismo, per restare nel campo a noi- più familiare, cioè quello della cultura filosofica? Al di là di un certo arricchimento 56 Bibiiotecaginobianco

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